Tommy Retrò (Matteo Valentino): chi è?
Bella domanda. Anche io me lo chiedo spesso, purtroppo una risposta esauriente non l’ho ancora trovata. Mi piacerebbe dire semplicemente "un fotografo".
Quando hai iniziato a fotografare?
Le fotografie hanno sempre accompagnato la mia vita fin da piccolo. Ma il giorno esatto in cui ho deciso seriamente di prendere in mano una macchina fotografica è stato il 22 ottobre 2003. È il giorno in cui ho comprato il mio primo ingranditore subito dopo aver trovato per caso una vecchia Rolleiflex nella soffitta di un mio amico.
Quale genere ti piace maggiormente fotografare?
Mmm... non so se esista una parola che descriva un "miogenere", diciamo che amo la fotografia di finzione. Sicuramente questo modo di vedere la fotografia mi è dato dal mio amore per il cinema... non sono un ritrattista e mal sopporto i vari generi come lo street, il glamour, il paesaggio ecc... Sono generi interessanti e affascinanti ma lontani dal mio occhio. Sono troppo egocentrico per fotografare qualcosa di esterno a me. Tutto quello che fotografo deve essere mio al 99% (il restante lo lascio al caso). La fotografia di finzione mi permette di fare questo, di mischiare gli elementi che più mi piacciono, nuove idee unite a vecchi ricordi, elementi narrativi con elementi surreali, ecc..
Hai fatto qualche corso di fotografia?
No, solamente tante e tante prove, tanti errori; probabilmente il modo migliore per imparare sarebbe stato fare l’assistente, ma ho iniziato in età troppo avanzata. Una volta ho anche partecipato ad un workshop ma è stata un esperienza tragica.
Quali sono i fotografi del passato e del presente che più apprezzi?
Beh, dire Helmut Newton pare scontato, sono orgogliosamente uno Newtoniano convinto. Poi ultimamente sto approfondendo la conoscenza di vecchi classici, ma in linea generale la mia cultura visiva è molto più legata agli autori del cinema che a quelli della fotografia.
Nelle tue foto si respira aria da cinema "noir" anni '50: omicidi, corpi spogliati, scene di abbandono, con inquadrature cinematografiche e un'attenta ricerca del particolare, tutto rigorosamente in bianco e nero. Raccontaci come nascono i tuoi "piccoli film"...
Nascono cosi... da soli... poi però vanno alimentati e fatti crescere con ricerche e studi sulla materia. Quando mi viene un’idea buona solitamente mi annoto tutto quello che mi viene in mente, poi mi prendo il mio tempo e comincio a cercare materiale che mi possa avvicinare il più possibile al tema che voglio affrontare. Solo quando mi sento abbastanza pronto comincio a buttar giù gli schizzi per le foto e poi successivamente scatto... ma è la parte più facile e veloce.
Qual è lo scatto al quale sei particolarmente legato?
Non penso ce ne sia uno particolare, diciamo che mi affeziono sempre all’ultimo scatto e rapidamente me ne annoio. Forse gli scatti a cui sono più legati sono quelli personali che non intendo per il momento rendere pubblici.
Tra i vecchi lavori invece c’è questa foto che ho realizzato per un concorso anni fa e ancora oggi, se non fosse mia, penso che la attribuirei ad uno bravo.
In questo periodo sono stato molto impegnato con delle esposizioni collettive, una a Cagliari assieme a pittori e artisti di tutti i generi, e proprio in questi giorni sono assieme ad altri fotografi alla galleria PhoTO35 di Torino per un'esposizione sul nudo. Il futuro forse riserverà altre esposizioni prima dell’estate. Sto poi portando avanti, da più di un anno, un progetto molto ampio in onore della città di Torino.
Hai mai esposto le tue immagini in mostre fotografiche personali o collettive?
Si, diciamo che quasi subito ho avuto la fortuna di poter esporre in vari posti, inizialmente con collettive, poi grazie ad un progetto personale ("crime scene – do not cross") ho esposto in vari locali e gallerie in giro per l’Italia.
Hai mai avuto riconoscimenti in concorsi fotografici o pubblicazioni delle tue foto su libri o riviste?
Inizialmente i primi riconoscimenti sono stati per i concorsi vinti così come le prime pubblicazioni. Poi ho anche collaborato con alcune riviste sia on-line che cartacee per servizi di moda e altre foto di ricerca.
Quanto tempo dedichi alla fotografia?
Fisicamente tutto il tempo che riesco... di testa invece molto di più, ogni momento è buono per avere un'idea, per non parlare del tempo che si impiega a imparare tecniche nuove sia in fase di ripresa che in camera oscura.
Raccontaci un episodio curioso o simpatico durante una sessione fotografica.
Di episodi ce ne sono ogni volta che si scatta. Ultimamente dovevo fare una foto per un’importante mostra a Cagliari sul tema dell’abbandono; l’idea iniziale era una citazione di un testo teatrale di Samuel Beckett e prevedeva una modella seduta sopra una vecchia sedia a dondolo in mezzo ad un piccolo stagno ghiacciato. Purtroppo appena la modella ha messo il tacco sul ghiaccio questo si è distrutto in mille pezzi... costringendomi a cambiare la mia idea iniziale (per fortuna la modella è rimasta illesa e asciutta).
Con la foto "Undicisettembre" hai suscitato molte polemiche, soprattutto da parte del pubblico americano; ci dici qualcosa di più su questa immagine?
Penso che quella regola: "scarta senza pietà le foto che non ti convincono ma non buttare mai via i negativi" sia da seguire alla lettera. A qualche anno di distanza si scopre che uno scatto apparentemente sbagliato è in realtà fonte di nuove ispirazioni.
Dove sono pubblicate, sul web, le tue foto?
Oramai sono un po’ ovunque, il bello di internet è anche questo: dopo che hai messo in rete una foto non sai più dove finirà. In linea generale le foto le inserisco ora solo sul mio sito www.tommy-retro.com
Un pensiero a chi si avvicina ora al mondo della fotografia.
Dipende, ognuno ha la propria strada, i propri gusti e non esistono consigli buoni per tutti. Sicuramente il miglior consiglio che posso dare è quello di studiare, vedere, appassionarsi a qualsiasi cosa che si abbia intorno, anche e soprattutto al di fuori del mondo della fotografia. Una visione più ampia porta inevitabilmente ad una maggiore completezza, indispensabile per produrre ottime immagini.
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