Ivana Triossi: chi è?
Innanzi tutto mi vergogno un po’ a parlare di me come fotografa, non lo sono, posso solo dire che mi piace pastrocchiare con i mezzi che ho a disposizione un po’ come fanno tutti i dilettanti.
Quando hai iniziato a fotografare?
Forse avevo già 10 anni. È stato mio padre a regalarmi la sua vecchia Pentax e a trasmettermi il gusto di ritrarre il mondo intorno a me. Fotografavo soprattutto i miei gatti con grande soddisfazione essendo animali totalmente fotogenici, comunque tutto quello che mi capitava a tiro di interessante, dal sasso alle lucertole... il tutto a discapito della composizione. Infatti per me fotografare era raccogliere un ricordo di quell’istante come avere in mano una macchina del tempo portatile. Prima del digitale i momenti giusti dovevano fare i conti con quanti scatti avevi in pellicola, ora che fare clic è molto più facile, per me scattare è come una droga, non posso fare a meno di osservare ogni cosa per inquadrarla. Per ora è l’unico modo che ho per esprimermi come più mi piace ed evadere per un attimo dalla realtà un po’ grigia di questi tempi.
Quale genere ti piace maggiormente fotografare?
Le foto di strada mi attirano maggiormente, vorrei abitare in una grande città solamente per poterla ritrarre nei suoi abitanti. Anche il reportage è un genere che adoro ma bisogna esserne capaci. Vorrei saper fare le macro perché adoro gli insetti, anche un prato può essere una città dagli strani abitanti, forse un giorno... e poi i miei due bambini attori inconsapevoli dei miei scatti.
Hai fatto qualche corso di fotografia?
Purtroppo no, una volta diedi un esame di storia della fotografia ma non c’era nulla di tecnico da studiare. Un giorno se ci sarà l’occasione lo farò di sicuro.
Quali sono i fotografi del passato e del presente che più apprezzi?
Cartier Bresson è sicuramente quello che amo di più, in ogni suo scatto c’è Tutto. Vista la mia infinita ignoranza in materia mi sto un po’ documentando e mi interessa molto Ghirri.
Che attrezzatura fotografica hai usato nel passato, e quale stai attualmente utilizzando?
La mia bellissima Pentax reflex analogica, la Yashica reflex analogica di mio padre, usate fino al 2002, poi compattine Casio digitali con cui mi sono divertita moltissimo e tutt’ora ho sempre con me. Volendo sembrare quasi seria mi sono comprata una Nikon D3000, la più povera ma la più adatta a me anche perché desideravo scattare con grandangolo e fisheye.
Quali sono gli scatti ai quali sei particolarmente legata?
Questa: c’erano 40° e tutto era immobile. Lavoravo al manicomio di Imola, il mio primo vero lavoro, un posto terribile dove ho avuto la fortuna di conoscere qualche persona speciale e ho imparato parecchio sulla follia.
E questa...
Quali sono i tuoi progetti attuali e quali quelli per il futuro?
Nessun progetto, tranne scattare.
Hai mai esposto le tue immagini in mostre fotografiche personali o collettive?
Mai ho avuto l’onore tranne la possibilità che mi ha dato lo staff del sito Micromosso di esporre una mia a Lucca all’interno della mostra collettiva "Scatti dal web".
Quanto tempo dedichi alla fotografia?
Ogni momento può essere buono.
Quando rivedi i tuoi vecchi scatti cosa pensi?
Penso che siano già vecchi, documenti di ciò che ho visto, le fotografie sono importanti per ritrovarsi.
Dove sono pubblicate, sul web, le tue foto?
Principalmente sul sito di Micromosso.com e qualche altro.
Un pensiero a chi si avvicina ora al mondo della fotografia.
È un modo speciale per potersi esprimere, tutti quelli che ci vogliono provare vanno incoraggiati per me.
Fotografie: © Ivana Triossi
Innanzi tutto mi vergogno un po’ a parlare di me come fotografa, non lo sono, posso solo dire che mi piace pastrocchiare con i mezzi che ho a disposizione un po’ come fanno tutti i dilettanti.
Quando hai iniziato a fotografare?
Forse avevo già 10 anni. È stato mio padre a regalarmi la sua vecchia Pentax e a trasmettermi il gusto di ritrarre il mondo intorno a me. Fotografavo soprattutto i miei gatti con grande soddisfazione essendo animali totalmente fotogenici, comunque tutto quello che mi capitava a tiro di interessante, dal sasso alle lucertole... il tutto a discapito della composizione. Infatti per me fotografare era raccogliere un ricordo di quell’istante come avere in mano una macchina del tempo portatile. Prima del digitale i momenti giusti dovevano fare i conti con quanti scatti avevi in pellicola, ora che fare clic è molto più facile, per me scattare è come una droga, non posso fare a meno di osservare ogni cosa per inquadrarla. Per ora è l’unico modo che ho per esprimermi come più mi piace ed evadere per un attimo dalla realtà un po’ grigia di questi tempi.
Quale genere ti piace maggiormente fotografare?
Le foto di strada mi attirano maggiormente, vorrei abitare in una grande città solamente per poterla ritrarre nei suoi abitanti. Anche il reportage è un genere che adoro ma bisogna esserne capaci. Vorrei saper fare le macro perché adoro gli insetti, anche un prato può essere una città dagli strani abitanti, forse un giorno... e poi i miei due bambini attori inconsapevoli dei miei scatti.
Hai fatto qualche corso di fotografia?
Purtroppo no, una volta diedi un esame di storia della fotografia ma non c’era nulla di tecnico da studiare. Un giorno se ci sarà l’occasione lo farò di sicuro.
Quali sono i fotografi del passato e del presente che più apprezzi?
Cartier Bresson è sicuramente quello che amo di più, in ogni suo scatto c’è Tutto. Vista la mia infinita ignoranza in materia mi sto un po’ documentando e mi interessa molto Ghirri.
Che attrezzatura fotografica hai usato nel passato, e quale stai attualmente utilizzando?
La mia bellissima Pentax reflex analogica, la Yashica reflex analogica di mio padre, usate fino al 2002, poi compattine Casio digitali con cui mi sono divertita moltissimo e tutt’ora ho sempre con me. Volendo sembrare quasi seria mi sono comprata una Nikon D3000, la più povera ma la più adatta a me anche perché desideravo scattare con grandangolo e fisheye.
Quali sono gli scatti ai quali sei particolarmente legata?
Questa: c’erano 40° e tutto era immobile. Lavoravo al manicomio di Imola, il mio primo vero lavoro, un posto terribile dove ho avuto la fortuna di conoscere qualche persona speciale e ho imparato parecchio sulla follia.
E questa...
Quali sono i tuoi progetti attuali e quali quelli per il futuro?
Nessun progetto, tranne scattare.
Hai mai esposto le tue immagini in mostre fotografiche personali o collettive?
Mai ho avuto l’onore tranne la possibilità che mi ha dato lo staff del sito Micromosso di esporre una mia a Lucca all’interno della mostra collettiva "Scatti dal web".
Quanto tempo dedichi alla fotografia?
Ogni momento può essere buono.
Quando rivedi i tuoi vecchi scatti cosa pensi?
Penso che siano già vecchi, documenti di ciò che ho visto, le fotografie sono importanti per ritrovarsi.
Dove sono pubblicate, sul web, le tue foto?
Principalmente sul sito di Micromosso.com e qualche altro.
Un pensiero a chi si avvicina ora al mondo della fotografia.
È un modo speciale per potersi esprimere, tutti quelli che ci vogliono provare vanno incoraggiati per me.
Fotografie: © Ivana Triossi
Vuoi concludere con un saluto o un ringraziamento?
Devo ringraziare soprattutto i miei figli Matilde ed Alessandro che non hanno ancora rotto la mia fotocamera... e anche il loro papà per la grande pazienza! Ringrazio immensamente lo staff di Micromosso e tutti gli utenti che mi hanno incoraggiato a continuare, e naturalmente te Libero che mi hai dato il questionario in estate e te lo consegno in inverno, spero di essere ancora in tempo... :-)
Devo ringraziare soprattutto i miei figli Matilde ed Alessandro che non hanno ancora rotto la mia fotocamera... e anche il loro papà per la grande pazienza! Ringrazio immensamente lo staff di Micromosso e tutti gli utenti che mi hanno incoraggiato a continuare, e naturalmente te Libero che mi hai dato il questionario in estate e te lo consegno in inverno, spero di essere ancora in tempo... :-)
Le interviste ai "Fotografi nel Web" sono una rubrica del blog: Dentro al Replay