Marco Furio Perini: chi è?
Prima ancora che un fotografo, un appassionato dell'immagine, della storia dell'arte, soprattutto moderna e contemporanea, in particolare del cinema e della fotografia. Poi un fotografo molto torinese, molto amatoriale e mai totalmente "evoluto"...
Quando hai iniziato a fotografare?
Tanto tempo fa. Avevo più o meno 16 anni (ne ho compiuti 59 da poco) quando ho iniziato a scattare le prime foto "libere", ovvero slegate dall'ambito strettamente famigliare e dagli schemi della classica foto-ricordo. Devo però precisare che il mio percorso fotografico non è stato sempre costante, continuativo. Ci sono stati lunghi periodi di inattività, dovuti agli impegni di lavoro oppure ad interessi divergenti da quello strettamente fotografico. Per esempio il cinema, che ha sempre assorbito parecchio del mio tempo libero.
Quale genere ti piace maggiormente fotografare?
Il mio genere preferito in assoluto è il reportage, le foto che scatto più frequentemente sono le cosiddette "street", con qualche escursione ogni tanto nel paesaggio, soprattutto quello legato alla bellezza del mare. Quelle che proprio non saprei fare sono le foto in studio, anche se ammiro molto i fotografi che si dedicano a quel genere di immagini (ritratti, nudi eccetera) perché hanno una padronanza straordinaria della tecnica e spesso una grande creatività.
Hai fatto qualche corso di fotografia?
Solo un corso (sul colore se ricordo bene) alla Società Fotografica Subalpina quando avevo poco più di vent'anni. Per il resto del tutto autodidatta. Per esempio, ricordo che quando mi ero iscritto alla facoltà di Economia e Commercio, anziché assistere alle lezioni preferivo puntare direttamente sulla vicina Biblioteca Civica, dove passavo le mattinate a sfogliare e leggere libri sulla fotografia e sul cinema. Inutile dire che dottore in Economia non lo sono mai diventato... Però mi sono rifatto qualche anno dopo, quando già lavoravo, e per hobby mi sono laureato in materie letterarie, indirizzo artistico, con una tesi su storia e critica del cinema.
Quali sono i fotografi del passato e del presente che più apprezzi?
Più ancora che "apprezzare", direi quelli ai quali ho cercato di ispirarmi, perché quelli che esprimono l'idea della fotografia più prossima alla mia. I nomi sarebbero tantissimi, dai più celebri (Werner Bischof, Cartier-Bresson, Gianni Berengo Gardin...) fino ai validissimi fotografi non professionisti che ho avuto modo di conoscere nel mio modesto percorso, e che tanto mi hanno trasmesso ed insegnato.
Che attrezzatura fotografica hai usato nel passato, e quale stai attualmente utilizzando?
La più semplice e leggera possibile. La maggior parte delle mie foto scaturiscono da lunghe passeggiate - per Torino soprattutto o altrove quando mi ci trovo - con la fotocamera al collo, e se dovessi portarmi appresso una di quelle attrezzature professionali che pesano minimo 3 o 4 kg. penso che mi passerebbe anche la voglia di far fotografie... Per questo ho sempre preferito macchine il meno ingombranti possibile. La Olympus OM1 quando fotografavo con pellicola (talvolta supportata da una Minox, che più piccola di così non si poteva...), una compatta Nikon quando sono passato al digitale, una reflex entry-level come la Nikon D40x attualmente.
Qual è lo scatto al quale sei particolarmente legato?
Questa per esempio.
Forse perché rappresenta il periodo in cui ero fotograficamente più determinato, emotivamente più coinvolto dalla passione per la fotografia. O forse perché ero solo più giovane... La foto ha una trentina d'anni o giù di lì. Fa parte di un ampio reportage che avevo realizzato sulla zona delle risaie del vercellese. Un impegno che mi aveva preso un paio d'anni almeno. Volevo farne un libro fotografico. Non ci sono riuscito, anche se c'ero andato molto vicino. Ma è tempo passato, e non ci voglio più pensare...
Quali sono i tuoi progetti attuali e quali quelli per il futuro?
Nessuno in particolare. Solo la consapevolezza che la fotografia continua a piacermi molto. E dunque la voglia di continuare, con passione ed impegno - ma senza ansie - fino a che la vita me lo concederà. Magari cercando di vedere qualche mia foto in più pubblicata su carta stampata oltre che sul web.
Hai mai esposto le tue immagini in mostre fotografiche personali o collettive?
Raramente. Ho esposto una volta alla galleria della Marvin (catena di negozi fotografici, forse ora non si chiama più così anche se i negozi ci sono ancora tutti e di più) il reportage sul vercellese che ho citato sopra. Qualche mostra collettiva nel circolo fotografico dell'ambiente di lavoro. E alla bellissima mostra di MicroMosso a Lucca.
Hai mai avuto riconoscimenti in concorsi fotografici o pubblicazioni delle tue foto su libri o riviste?
Con i pochi concorsi ai quali ho partecipato non ho mai avuto un gran feeling. Al massimo qualche foto ammessa, mai nessuna premiata. Per quanto riguarda la pubblicazione su riviste, non nascondo l'emozione che avevo provato quando ho visto (ottobre 1977) un mio scatto a Dizzie Gillespie pubblicato su "Musica Jazz", allora prestigiosa rivista specializzata nel genere jazz-musicale. Poi ricordo di aver venduto alcune foto alla Regione Piemonte per il suo giornale di informazione, altre ad una piccola locale agenzia fotografica della quale non ricordo neppure il nome. L'ultima in ordine cronologico me l'ha pubblicata la rivista Fotocult (foto a lato).
Quanto tempo dedichi alla fotografia?
Ora che da quasi un anno ho terminato di lavorare in banca e posso godermi la pacchia della pensione, molto, molto più tempo di prima... e soprattutto con ancor più piacere di prima...
Raccontaci un episodio curioso o simpatico legato alla tua esperienza.
Ogni volta che scatto una foto ad un'anima femminile. Perché le donne hanno un rapporto, un feeling con l'obiettivo impensabile per uno come me che quando si sente inquadrato prova un disagio diffuso, una innaturalezza da vero imbranato. Loro sanno assumere ogni volta un atteggiamento straordinariamente naturale e positivo. Anche per strada, quando mi illudo di essere non visto, loro sanno che le sto fotografando, e lasciano fare con la massima disinvoltura... eh sì, le donne sono proprio fantastiche...
Quando rivedi i tuoi vecchi scatti cosa pensi?
"Ma sarà piaciuta a qualcuno questa foto...?" Un po' quel che penso quando vedo i miei nuovi scatti: "ma piacerà a qualcuno questa foto...?"
Dove sono pubblicate, sul web, le tue foto?
Da tre anni frequento assiduamente il sito ABC-fotografia. Una vera scuola per me, che mi ha insegnato quasi tutto riguardo al digitale. A volte dura (spesso l'ho scherzosamente definita una "scuola di marines"...), ma sempre sincera e di alto livello. Ora sta per chiudere come sito, ma il suo amministratore Romano Cicognani lo sta già trasformando in un "blog" che da quel che ho visto fino ad ora promette bene, mi piace. Frequento, anche se molto meno ultimamente, il sito Lafotonline. Da un anno circa ho scoperto MicroMosso, che apprezzo tantissimo sia per il clima sempre amichevole che vi si respira, sia per la bravura di tanti suoi iscritti, sia per la qualità davvero straordinaria di tante foto che vengono postate. Ho anche una ventina di foto pubblicate sul sito Fotoincontro.it.
Un pensiero a chi si avvicina ora al mondo della fotografia.
Chi si avvicina ora presumibilmente lo farà solo attraverso il digitale. E sul digitale i giovani hanno molta più naturale dimestichezza di un tradizionalista come me, che fa una fatica immane ad imparare ogni passaggio tecnico attraverso il computer. Al limite potrei consigliare di non trascurare, al di là della tecnica, l'aspetto contenutistico di ciò che si crea. Di saper cercare anche l'anima delle cose prima ancora della forma...
Fotografie: © Marco Furio Perini
Prima ancora che un fotografo, un appassionato dell'immagine, della storia dell'arte, soprattutto moderna e contemporanea, in particolare del cinema e della fotografia. Poi un fotografo molto torinese, molto amatoriale e mai totalmente "evoluto"...
Quando hai iniziato a fotografare?
Tanto tempo fa. Avevo più o meno 16 anni (ne ho compiuti 59 da poco) quando ho iniziato a scattare le prime foto "libere", ovvero slegate dall'ambito strettamente famigliare e dagli schemi della classica foto-ricordo. Devo però precisare che il mio percorso fotografico non è stato sempre costante, continuativo. Ci sono stati lunghi periodi di inattività, dovuti agli impegni di lavoro oppure ad interessi divergenti da quello strettamente fotografico. Per esempio il cinema, che ha sempre assorbito parecchio del mio tempo libero.
Quale genere ti piace maggiormente fotografare?
Il mio genere preferito in assoluto è il reportage, le foto che scatto più frequentemente sono le cosiddette "street", con qualche escursione ogni tanto nel paesaggio, soprattutto quello legato alla bellezza del mare. Quelle che proprio non saprei fare sono le foto in studio, anche se ammiro molto i fotografi che si dedicano a quel genere di immagini (ritratti, nudi eccetera) perché hanno una padronanza straordinaria della tecnica e spesso una grande creatività.
Hai fatto qualche corso di fotografia?
Solo un corso (sul colore se ricordo bene) alla Società Fotografica Subalpina quando avevo poco più di vent'anni. Per il resto del tutto autodidatta. Per esempio, ricordo che quando mi ero iscritto alla facoltà di Economia e Commercio, anziché assistere alle lezioni preferivo puntare direttamente sulla vicina Biblioteca Civica, dove passavo le mattinate a sfogliare e leggere libri sulla fotografia e sul cinema. Inutile dire che dottore in Economia non lo sono mai diventato... Però mi sono rifatto qualche anno dopo, quando già lavoravo, e per hobby mi sono laureato in materie letterarie, indirizzo artistico, con una tesi su storia e critica del cinema.
Quali sono i fotografi del passato e del presente che più apprezzi?
Più ancora che "apprezzare", direi quelli ai quali ho cercato di ispirarmi, perché quelli che esprimono l'idea della fotografia più prossima alla mia. I nomi sarebbero tantissimi, dai più celebri (Werner Bischof, Cartier-Bresson, Gianni Berengo Gardin...) fino ai validissimi fotografi non professionisti che ho avuto modo di conoscere nel mio modesto percorso, e che tanto mi hanno trasmesso ed insegnato.
Che attrezzatura fotografica hai usato nel passato, e quale stai attualmente utilizzando?
La più semplice e leggera possibile. La maggior parte delle mie foto scaturiscono da lunghe passeggiate - per Torino soprattutto o altrove quando mi ci trovo - con la fotocamera al collo, e se dovessi portarmi appresso una di quelle attrezzature professionali che pesano minimo 3 o 4 kg. penso che mi passerebbe anche la voglia di far fotografie... Per questo ho sempre preferito macchine il meno ingombranti possibile. La Olympus OM1 quando fotografavo con pellicola (talvolta supportata da una Minox, che più piccola di così non si poteva...), una compatta Nikon quando sono passato al digitale, una reflex entry-level come la Nikon D40x attualmente.
Qual è lo scatto al quale sei particolarmente legato?
Questa per esempio.
Forse perché rappresenta il periodo in cui ero fotograficamente più determinato, emotivamente più coinvolto dalla passione per la fotografia. O forse perché ero solo più giovane... La foto ha una trentina d'anni o giù di lì. Fa parte di un ampio reportage che avevo realizzato sulla zona delle risaie del vercellese. Un impegno che mi aveva preso un paio d'anni almeno. Volevo farne un libro fotografico. Non ci sono riuscito, anche se c'ero andato molto vicino. Ma è tempo passato, e non ci voglio più pensare...
Quali sono i tuoi progetti attuali e quali quelli per il futuro?
Nessuno in particolare. Solo la consapevolezza che la fotografia continua a piacermi molto. E dunque la voglia di continuare, con passione ed impegno - ma senza ansie - fino a che la vita me lo concederà. Magari cercando di vedere qualche mia foto in più pubblicata su carta stampata oltre che sul web.
Hai mai esposto le tue immagini in mostre fotografiche personali o collettive?
Raramente. Ho esposto una volta alla galleria della Marvin (catena di negozi fotografici, forse ora non si chiama più così anche se i negozi ci sono ancora tutti e di più) il reportage sul vercellese che ho citato sopra. Qualche mostra collettiva nel circolo fotografico dell'ambiente di lavoro. E alla bellissima mostra di MicroMosso a Lucca.
Hai mai avuto riconoscimenti in concorsi fotografici o pubblicazioni delle tue foto su libri o riviste?
Con i pochi concorsi ai quali ho partecipato non ho mai avuto un gran feeling. Al massimo qualche foto ammessa, mai nessuna premiata. Per quanto riguarda la pubblicazione su riviste, non nascondo l'emozione che avevo provato quando ho visto (ottobre 1977) un mio scatto a Dizzie Gillespie pubblicato su "Musica Jazz", allora prestigiosa rivista specializzata nel genere jazz-musicale. Poi ricordo di aver venduto alcune foto alla Regione Piemonte per il suo giornale di informazione, altre ad una piccola locale agenzia fotografica della quale non ricordo neppure il nome. L'ultima in ordine cronologico me l'ha pubblicata la rivista Fotocult (foto a lato).
Quanto tempo dedichi alla fotografia?
Ora che da quasi un anno ho terminato di lavorare in banca e posso godermi la pacchia della pensione, molto, molto più tempo di prima... e soprattutto con ancor più piacere di prima...
Raccontaci un episodio curioso o simpatico legato alla tua esperienza.
Ogni volta che scatto una foto ad un'anima femminile. Perché le donne hanno un rapporto, un feeling con l'obiettivo impensabile per uno come me che quando si sente inquadrato prova un disagio diffuso, una innaturalezza da vero imbranato. Loro sanno assumere ogni volta un atteggiamento straordinariamente naturale e positivo. Anche per strada, quando mi illudo di essere non visto, loro sanno che le sto fotografando, e lasciano fare con la massima disinvoltura... eh sì, le donne sono proprio fantastiche...
Quando rivedi i tuoi vecchi scatti cosa pensi?
"Ma sarà piaciuta a qualcuno questa foto...?" Un po' quel che penso quando vedo i miei nuovi scatti: "ma piacerà a qualcuno questa foto...?"
Dove sono pubblicate, sul web, le tue foto?
Da tre anni frequento assiduamente il sito ABC-fotografia. Una vera scuola per me, che mi ha insegnato quasi tutto riguardo al digitale. A volte dura (spesso l'ho scherzosamente definita una "scuola di marines"...), ma sempre sincera e di alto livello. Ora sta per chiudere come sito, ma il suo amministratore Romano Cicognani lo sta già trasformando in un "blog" che da quel che ho visto fino ad ora promette bene, mi piace. Frequento, anche se molto meno ultimamente, il sito Lafotonline. Da un anno circa ho scoperto MicroMosso, che apprezzo tantissimo sia per il clima sempre amichevole che vi si respira, sia per la bravura di tanti suoi iscritti, sia per la qualità davvero straordinaria di tante foto che vengono postate. Ho anche una ventina di foto pubblicate sul sito Fotoincontro.it.
Un pensiero a chi si avvicina ora al mondo della fotografia.
Chi si avvicina ora presumibilmente lo farà solo attraverso il digitale. E sul digitale i giovani hanno molta più naturale dimestichezza di un tradizionalista come me, che fa una fatica immane ad imparare ogni passaggio tecnico attraverso il computer. Al limite potrei consigliare di non trascurare, al di là della tecnica, l'aspetto contenutistico di ciò che si crea. Di saper cercare anche l'anima delle cose prima ancora della forma...
Fotografie: © Marco Furio Perini
Vuoi concludere con un saluto o un ringraziamento?
Anzitutto a mia moglie, che sin dal primo giorno mi ha sempre incoraggiato a coltivare questa mia passione, a non demordere neanche nei momenti più difficili. Poi a tutti gli amici fotografi incontrati via via, sia di persona che virtualmente, per tutti gli insegnamenti che mi hanno trasmesso attraverso le loro bellissime immagini o i loro sempre preziosi consigli... e per i valori umani condivisi costantemente con loro. Un infinito grazie a tutti.
Marco
Anzitutto a mia moglie, che sin dal primo giorno mi ha sempre incoraggiato a coltivare questa mia passione, a non demordere neanche nei momenti più difficili. Poi a tutti gli amici fotografi incontrati via via, sia di persona che virtualmente, per tutti gli insegnamenti che mi hanno trasmesso attraverso le loro bellissime immagini o i loro sempre preziosi consigli... e per i valori umani condivisi costantemente con loro. Un infinito grazie a tutti.
Marco