Donato Bellomo: chi è?
Anagraficamente sono nato a Bari nel '59 dove ho vissuto solo i pochi anni dei miei studi universitari, in realtà giramondo nell’infanzia e nell’adolescenza per esigenze lavorative paterne, mi sono definitivamente stabilito a Lucca dopo la laurea. Molte passioni coltivate (male), anzi direi quasi tutte quelle possibili, visto che in qualche fase della mia vita sono riuscito ad occuparmi, fra le varie attività, di filatelia, di astronomia e perfino di acquariofilia, passioni tutte comunque lontane dalla mia collocazione lavorativa che è quella di commercialista. Ascolto musica, più che altro jazz. Mi appassionano i videogames, che nella stagione della diffusione dei Vic-20 e degli Zx Spectrum, sono anche stati il mio primo lavoro. Di quell’esperienza mi è rimasto un minimo di competenza informatica, che spesso mi è di aiuto per l’utilizzo dei software in generale e di quelli post produzione e fotoritocco in particolare. Limitandomi all’ambito fotografico, e dovendomi in una qualche misura qualificare, non posso che collocarmi fra i fotoamatori e, direi, neanche fra quelli "particolarmente evoluti". Con un neologismo alla Sciascia potrei definirmi un "fotograficchio" o un "mezzo fotografo", un paio di gradini sopra il "quaquaraquà", ma molti sotto la categoria dei Fotografi con la effe maiuscola.
Quando hai iniziato a fotografare?
All’età di 18 anni, e visto che ora ne ho 51 è passato un bel pezzetto. In realtà la mia passione è stata coltivata non continuativamente, ed è stata a lungo interrotta, non per scelta, ma per qualche problema che ha riguardato la mia vista "ballerina", e che ha rappresentato un problema per il mio vivere quotidiano, ed un ostacolo insormontabile per la mia passione.
Quale genere ti piace maggiormente fotografare?
Dire che fotograferei tutto, corrisponde al mio sentire, perché nel tempo mi sono convinto che tutto possa rappresentare soggetto fotografico. Cerco di spiegarmi riferendomi ad una esperienza vissuta recentemente. Abitando a Lucca, seguo costantemente gli eventi del Lucca Digital Photo Festival, e quest’anno ho visitato, fra le altre, per curiosità indotta anche dallo strano titolo, l’esposizione di un’artista che non conoscevo, Paola Binante, con le sue "Paralipomeni-plastiche". Non avendo ricevuto indicazioni di particolare entusiasmo da amici che mi avevano preceduto nella visita, mi sono recato senza particolari attese, trovando, invece, esposte in bella luce, le immagini di una serie di oggetti ripresi su fondali chiari: oggetti in gran parte di plastica, materiale pessimo con cui abbiamo riempito la terra ed inquinato i mari. L’esposizione giocava sulla simbologia intrinseca a ciascun oggetto, ma al di là della ricerca simbolica, la sensazione che scaturiva da quelle immagini era che la Binante avesse intrapreso un percorso di recupero fotografico, una sorta di artistica raccolta differenziata, per riappropriarsi, ad una utilità diversa, dei normali oggetti del nostro vivere quotidiano, anche di quelli apparentemente inutili in quanto abbandonati, e che certamente nessuno potrebbe immaginare quali degni soggetti fotografici. Estrarre qualità da quello che molti considererebbero un "nulla fotografico", per me ha rappresentato una vera lezione di composizione fotografica. Alla fine, comunque, qualche preferenza ce l’ho: foto sportiva, di azione in genere ed il ritratto, meglio se ambientato, rappresentano i generi che prediligo. Confesso una ammirazione incondizionata per chi si diletta di foto naturalistica e macro, per la pazienza, la dedizione e la qualità che è necessaria (e che a me manca del tutto) per tirare fuori anche un solo scatto utile.
Hai fatto qualche corso di fotografia?
No, nessun corso, sono un autodidatta integrale e quel poco che so è frutto di qualche lettura e di molti errori commessi provandomi e riprovandomi. Solo ultimamente ho partecipato a qualche workshop a tema specifico, e siccome più che all’immagine digitale, quale vediamo sui nostri monitor, la mia attenzione va alla foto stampata, la mia partecipazione ha riguardato le fasi successive allo scatto, quelle che conducono alla stampa dell’immagine in qualità fine art. Suo tempo ho attraversato la stagione dello sviluppo in proprio del b/n e la stampa delle dia con il "famigerato" cibachrome. Conservo un ingranditore Meopta con cui mi dilettavo in camera oscura, ma che, sempre a causa dei problemi agli occhi, sono stato costretto ad abbandonare. Rimane per me la fascinazione dello sviluppo dal negativo alla stampa su carta ed il ricordo di certi odori dei "chimici" che riempivano la stanza che avevo adibito a camera oscura.
Quali sono i fotografi del passato e del presente che più apprezzi?
Elliott Erwitt, Steve Mc Curry, Cecil Beaton, Robert Capa fra i classici stranieri, Mario Giacomelli e Giorgio Lotti fra gli italiani.
Che attrezzatura fotografica hai usato nel passato, e quale stai attualmente utilizzando?
La mia prima macchina fotografica è stata una VoightlanderVitoB a telemetro, ereditata da mio padre. Il primo approccio ad una reflex è stato con la Canon At-1, cui è seguita la Nikon FE che è stata ed è tuttora la mia compagna di scatti su pellicola. Per il digitale, ho un doppio corredo (eresia per molti, forse una esagerazione da parte mia) con una Nikon D300, reflex che uso per la foto sportiva ed ad alti Iso, su cui monto le mie vecchie lenti AI e qualche ottica Af, ed una Sony A900, full frame a 24 MP che ha scarsa diffusione, ma che, a mio parere, ha qualità che nulla hanno da invidiare a marchi molto più diffusi e dai costi ben più elevati, e che utilizzo nelle occasioni in cui più che di un AF performante, ho bisogno di migliore gamma dinamica e di una migliore risoluzione. Ho anche una piccola mirrorless di ultima generazione, sempre della Sony, la Nex5, che mi accompagna in quasi tutti i miei spostamenti quotidiani. Non ho alcuna predilezione per il singolo brand: non tifo per Nikon, Canon o qualsiasi altro marchio, che per me pari sono. Purtroppo per il mio portafoglio, soffro di una morbosa sindrome allo shopping compulsivo per gli oggetti della mia passione, per cui è indispensabile che giri alla larga da qualsiasi tentazione d’acquisto, perché, come diceva Oscar Wilde, l’unica maniera per liberarsi da una tentazione è cederle, e io da questo tipo di tentazione mi libero con grande facilità.
Qual è lo scatto al quale sei particolarmente legato?
Potrei pensare a molte immagini, tutte associate a momenti emozionali particolari. Peraltro ogni scatto ha una sua ragion d’essere ed è la carta d’identità del momento che si vive. Lo scatto, anzi gli scatti, visto che sono due comunque molto simili, che voglio comunque proporre, fanno parte della mia preistoria fotografica ed è per questo che per me significano molto, descrivendo, o sforzandosi di farlo, attraverso il soggetto ripreso, quella che ora pare un’altra epoca, temporalmente e politicamente lontana anni luce da quella attuale.
Sono due di una piccola serie di ritratti, non belli né ben ripresi (peggiorati, se possibile, dalla pessima qualità della scannerizzazione della pellicola), di un vecchio militate del Partito Comunista Italiano (strano solo ricordare oggi questa sigla...), ripreso davanti alla sezione del PCI di Bari Vecchia. Quando li ho scattati avevo 19 anni e la macchina al collo quasi come una medaglia. Il vecchio militante, seduto davanti alla sezione, mi aveva chiamato mentre passavo lì davanti, perché gli scattassi qualche foto, e s’era messo in posa, con il pugno chiuso ed il braccio levato per reggere il berretto, foderato di ritagli dell’Unità ben in vista all’interno del quale si leggevano nomi, simboli e riferimenti a temi politici del momento. Erano giorni intensi e violenti, di cui oggi si è un po’ persa la memoria, giorni in cui la lotta politica faceva morti e feriti fra "la meglio gioventù", giorni in cui anche una città ai margini dello scontro politico quale era Bari, aveva avuto in Benedetto "Benny" Petrone, attivista del PCI nella «città vecchia», la vittima di questa lotta senza quartiere e senza senso. Il vecchio aveva voluto che lo riprendessi, nei gesti tipici del suo credo politico, che era credo integrale e fede assoluta nei confronti di chi lo rappresentava. Non contava e non conta quale fosse il credo politico del soggetto ripreso, e sono perfettamente conscio che quelli non sono stati periodi da rimpiangere, ma ricordo bene quel momento e rivedere questa immagine suggerisce quanto intensa fosse la partecipazione di tutti, giovani e vecchi, alla politica attiva, ma soprattutto evidenzia quanto fosse distante quell’approccio e quella partecipazione individuale, dall’atteggiamento che molti, me compreso, hanno nei confronti dell’impegno politico. Per parte mia, nel momento dello scatto, ricordo di essermi sentito molto reporter di guerra sul fronte occidentale.
Quali sono i tuoi progetti attuali e quali quelli per il futuro?
Se il riferimento è ad eventuali progetti fotografici non ne ho... nessun progetto specifico, qualche idea abbozzata, ma finora ho vissuto la fotografia come dimensione riservata, in grado di darmi grande piacere, ma da vivere su di un piano strettamente personale, quasi intimo. Proporre qualcosa di mio al di fuori della cerchia ristrettissima dei miei o di qualche amico con cui esco per foto è un pensiero che ancora non riesco ad avere ed a tradurre in qualcosa di concreto. Non ho mai pensato ad articolare un mio portfolio, anche se forse, vista la quantità di immagini che ho in archivio, ora avrebbe anche un senso.
Hai mai esposto le tue immagini in mostre fotografiche personali o collettive?
Il mio battesimo ad una mostra collettiva è avvenuto alla tenera età di 51 anni, nel novembre del 2010 in occasione della mostra annuale del Circolo Fotografico Micromosso. Vista la qualità delle immagini esposte, ancora mi domando cosa ci facessi... Mostre personali mai, me ne vergognerei troppo. Parteciperò con entusiasmo all’evento collettivo del Riomagno Foto Festival, paesino dell’entroterra dell’Alta Versilia, che mi pare rappresenti un modo molto interessante di promuovere e proporre la fotografia amatoriale estratta dal Web ad un pubblico non virtuale. Credo che la brillante intuizione di Libero Musetti e del Circolo Fotografico l’Altissimo troverà una accoglienza adeguata alla bontà dell’idea, così molti piccoli capolavori, che non cogliamo a causa dell’approccio un po’ bulimico con cui si scorriamo montagne di immagini su internet, avranno finalmente un’esposizione in grado di valorizzarne i contenuti.
Hai mai avuto riconoscimenti in concorsi fotografici o pubblicazioni delle tue foto su libri o riviste?
Il massimo dei riconoscimenti di cui possa menare vanto, è la collocazione in bella mostra sulle pareti di qualche bar, sala da tè o scuola di danza... quindi, no, mai avuto riconoscimenti pubblici. Non ho mai partecipato a concorsi se non qualche comparsata in contest di forum tematici.
Quanto tempo dedichi alla fotografia?
Non a sufficienza, per quanto ne senta bisogno ed il piacere, ma comunque tutto quello che mi concede il mio lavoro. In una giornata cerco, laddove possibile, di collocare qualcosa che mi ricordi la mia passione fotografica. Credo che renda bene l’idea del mio sentire una frase di Richard Avedon: "Se passa un giorno in cui non ho fatto qualcosa legato alla fotografia , è come se avessi trascurato qualcosa di essenziale".
Raccontaci un episodio curioso o simpatico legato alla tua esperienza.
Ne racconto uno, che non so se definibile quale vicenda simpatica, ma curiosa certamente. E’ un episodio di qualche anno fa e riferisce delle sorti di quello che (come tutte le opere incompiute) sarebbe potuto essere il mio più bel lavoro fotografico (dico ciò ben sapendo non potrà esserci controprova...), miseramente finito a fondo nelle acque dinanzi all’isola di Pianosa. Insieme ad alcuni amici, partendo dall’isola d’Elba, ci siamo recati con un piccola barca a motore e con le macchine fotografiche, alcune scafandrate, per qualche esperimento di foto subacquea e non. Dopo una lunga navigazione ed una mezza giornata di sturm un drag fotografico, siamo stati abbordati da una vedetta della polizia penitenziaria e condotti forzatamente nel porticciolo. Senza rendercene conto eravamo finiti a scattare in zona interdetta alla navigazione, in prossimità delle carceri, allora di massima sicurezza, dove, fra gli altri, era rinchiuso Renato Curcio e numerosi membri delle Brigate Rosse. In sostanza eravamo stati per diverse ore sotto tiro delle torrette di guardia: il risultato è stato che abbiamo trascorso il resto di quella che doveva essere la nostra splendida giornata fotografica al carcere di Pianosa, in attesa di accertamenti, e le nostre pellicole sono state estratte dalle macchine e buttate nelle acque del porto... i nostri "capolavori" in fondo al mare. Poteva anche andarci peggio.
Quando rivedi i tuoi vecchi scatti cosa pensi?
Forse rileggo qualche ingenuità e certamente risorse fotografiche modeste, ma anche spontaneità ed entusiasmo. Osservando il buon numero di lenti del mio attuale corredo fotografico, e qualche mio scatto della fase iniziale, ho la sensazione che le mie capacità personali si siano evolute in maniera inversamente proporzionale ai denari spesi nella speranza che vetri migliori, e certamente più costosi, esaltassero e favorissero quel poco di creativo che ho dentro.
Dove sono pubblicate, sul web, le tue foto?
Come molti ho una finestra aperta sulle comunità fotografiche del WEB, attraverso il portale Flickr. In quanto utilizzatore di attrezzature Sony/Minolta, sono presente nella community del MinoltaSonyClub, partecipo alla dinamica comunità di Micromosso, ed a qualche forum di indirizzo più specificatamente tecnico, quale è Photo4u. I miei scatti sono seminati un po’ qua e là, all’interno delle gallerie virtuali di questi siti.
Qui di seguito la mia pagina su flickr: http://www.flickr.com/photos/bondell/
Un pensiero a chi si avvicina ora al mondo della fotografia.
Mi permetto una sola considerazione personale riflettendo riguardo al modo in cui oggi molti si avvicinano i al mondo della fotografia. Pur essendo trascorsi, ahimé oramai trent’anni dal mio primo scatto "pensato", mi rendo conto che le mie fasi dell’apprendimento non sono assolutamente finite: la fotografia offre illimitate possibilità creative, e la sua continua evoluzione richiede approfondimento e studio continuo, ed in fondo questo è anche il bello di questa magnifica passione, che non ha mai un punto di arrivo, al termine del quale poter dire "so fare tutto". Acquistare una reflex, ancorché di buona marca, non fa di noi automaticamente dei bravi fotografi, ma offre a noi tutti una straordinaria opportunità di esplorazione di ciò che è intorno a noi e, talvolta, anche di ciò che è dentro di noi. Ci rende testimoni viventi del nostro tempo ed anche protagonisti attivi. Quali che siano la nostra qualità, fotografare ci fa più ricchi.
Anagraficamente sono nato a Bari nel '59 dove ho vissuto solo i pochi anni dei miei studi universitari, in realtà giramondo nell’infanzia e nell’adolescenza per esigenze lavorative paterne, mi sono definitivamente stabilito a Lucca dopo la laurea. Molte passioni coltivate (male), anzi direi quasi tutte quelle possibili, visto che in qualche fase della mia vita sono riuscito ad occuparmi, fra le varie attività, di filatelia, di astronomia e perfino di acquariofilia, passioni tutte comunque lontane dalla mia collocazione lavorativa che è quella di commercialista. Ascolto musica, più che altro jazz. Mi appassionano i videogames, che nella stagione della diffusione dei Vic-20 e degli Zx Spectrum, sono anche stati il mio primo lavoro. Di quell’esperienza mi è rimasto un minimo di competenza informatica, che spesso mi è di aiuto per l’utilizzo dei software in generale e di quelli post produzione e fotoritocco in particolare. Limitandomi all’ambito fotografico, e dovendomi in una qualche misura qualificare, non posso che collocarmi fra i fotoamatori e, direi, neanche fra quelli "particolarmente evoluti". Con un neologismo alla Sciascia potrei definirmi un "fotograficchio" o un "mezzo fotografo", un paio di gradini sopra il "quaquaraquà", ma molti sotto la categoria dei Fotografi con la effe maiuscola.
Quando hai iniziato a fotografare?
All’età di 18 anni, e visto che ora ne ho 51 è passato un bel pezzetto. In realtà la mia passione è stata coltivata non continuativamente, ed è stata a lungo interrotta, non per scelta, ma per qualche problema che ha riguardato la mia vista "ballerina", e che ha rappresentato un problema per il mio vivere quotidiano, ed un ostacolo insormontabile per la mia passione.
Quale genere ti piace maggiormente fotografare?
Dire che fotograferei tutto, corrisponde al mio sentire, perché nel tempo mi sono convinto che tutto possa rappresentare soggetto fotografico. Cerco di spiegarmi riferendomi ad una esperienza vissuta recentemente. Abitando a Lucca, seguo costantemente gli eventi del Lucca Digital Photo Festival, e quest’anno ho visitato, fra le altre, per curiosità indotta anche dallo strano titolo, l’esposizione di un’artista che non conoscevo, Paola Binante, con le sue "Paralipomeni-plastiche". Non avendo ricevuto indicazioni di particolare entusiasmo da amici che mi avevano preceduto nella visita, mi sono recato senza particolari attese, trovando, invece, esposte in bella luce, le immagini di una serie di oggetti ripresi su fondali chiari: oggetti in gran parte di plastica, materiale pessimo con cui abbiamo riempito la terra ed inquinato i mari. L’esposizione giocava sulla simbologia intrinseca a ciascun oggetto, ma al di là della ricerca simbolica, la sensazione che scaturiva da quelle immagini era che la Binante avesse intrapreso un percorso di recupero fotografico, una sorta di artistica raccolta differenziata, per riappropriarsi, ad una utilità diversa, dei normali oggetti del nostro vivere quotidiano, anche di quelli apparentemente inutili in quanto abbandonati, e che certamente nessuno potrebbe immaginare quali degni soggetti fotografici. Estrarre qualità da quello che molti considererebbero un "nulla fotografico", per me ha rappresentato una vera lezione di composizione fotografica. Alla fine, comunque, qualche preferenza ce l’ho: foto sportiva, di azione in genere ed il ritratto, meglio se ambientato, rappresentano i generi che prediligo. Confesso una ammirazione incondizionata per chi si diletta di foto naturalistica e macro, per la pazienza, la dedizione e la qualità che è necessaria (e che a me manca del tutto) per tirare fuori anche un solo scatto utile.
Hai fatto qualche corso di fotografia?
No, nessun corso, sono un autodidatta integrale e quel poco che so è frutto di qualche lettura e di molti errori commessi provandomi e riprovandomi. Solo ultimamente ho partecipato a qualche workshop a tema specifico, e siccome più che all’immagine digitale, quale vediamo sui nostri monitor, la mia attenzione va alla foto stampata, la mia partecipazione ha riguardato le fasi successive allo scatto, quelle che conducono alla stampa dell’immagine in qualità fine art. Suo tempo ho attraversato la stagione dello sviluppo in proprio del b/n e la stampa delle dia con il "famigerato" cibachrome. Conservo un ingranditore Meopta con cui mi dilettavo in camera oscura, ma che, sempre a causa dei problemi agli occhi, sono stato costretto ad abbandonare. Rimane per me la fascinazione dello sviluppo dal negativo alla stampa su carta ed il ricordo di certi odori dei "chimici" che riempivano la stanza che avevo adibito a camera oscura.
Quali sono i fotografi del passato e del presente che più apprezzi?
Elliott Erwitt, Steve Mc Curry, Cecil Beaton, Robert Capa fra i classici stranieri, Mario Giacomelli e Giorgio Lotti fra gli italiani.
Che attrezzatura fotografica hai usato nel passato, e quale stai attualmente utilizzando?
La mia prima macchina fotografica è stata una VoightlanderVitoB a telemetro, ereditata da mio padre. Il primo approccio ad una reflex è stato con la Canon At-1, cui è seguita la Nikon FE che è stata ed è tuttora la mia compagna di scatti su pellicola. Per il digitale, ho un doppio corredo (eresia per molti, forse una esagerazione da parte mia) con una Nikon D300, reflex che uso per la foto sportiva ed ad alti Iso, su cui monto le mie vecchie lenti AI e qualche ottica Af, ed una Sony A900, full frame a 24 MP che ha scarsa diffusione, ma che, a mio parere, ha qualità che nulla hanno da invidiare a marchi molto più diffusi e dai costi ben più elevati, e che utilizzo nelle occasioni in cui più che di un AF performante, ho bisogno di migliore gamma dinamica e di una migliore risoluzione. Ho anche una piccola mirrorless di ultima generazione, sempre della Sony, la Nex5, che mi accompagna in quasi tutti i miei spostamenti quotidiani. Non ho alcuna predilezione per il singolo brand: non tifo per Nikon, Canon o qualsiasi altro marchio, che per me pari sono. Purtroppo per il mio portafoglio, soffro di una morbosa sindrome allo shopping compulsivo per gli oggetti della mia passione, per cui è indispensabile che giri alla larga da qualsiasi tentazione d’acquisto, perché, come diceva Oscar Wilde, l’unica maniera per liberarsi da una tentazione è cederle, e io da questo tipo di tentazione mi libero con grande facilità.
Qual è lo scatto al quale sei particolarmente legato?
Potrei pensare a molte immagini, tutte associate a momenti emozionali particolari. Peraltro ogni scatto ha una sua ragion d’essere ed è la carta d’identità del momento che si vive. Lo scatto, anzi gli scatti, visto che sono due comunque molto simili, che voglio comunque proporre, fanno parte della mia preistoria fotografica ed è per questo che per me significano molto, descrivendo, o sforzandosi di farlo, attraverso il soggetto ripreso, quella che ora pare un’altra epoca, temporalmente e politicamente lontana anni luce da quella attuale.
Sono due di una piccola serie di ritratti, non belli né ben ripresi (peggiorati, se possibile, dalla pessima qualità della scannerizzazione della pellicola), di un vecchio militate del Partito Comunista Italiano (strano solo ricordare oggi questa sigla...), ripreso davanti alla sezione del PCI di Bari Vecchia. Quando li ho scattati avevo 19 anni e la macchina al collo quasi come una medaglia. Il vecchio militante, seduto davanti alla sezione, mi aveva chiamato mentre passavo lì davanti, perché gli scattassi qualche foto, e s’era messo in posa, con il pugno chiuso ed il braccio levato per reggere il berretto, foderato di ritagli dell’Unità ben in vista all’interno del quale si leggevano nomi, simboli e riferimenti a temi politici del momento. Erano giorni intensi e violenti, di cui oggi si è un po’ persa la memoria, giorni in cui la lotta politica faceva morti e feriti fra "la meglio gioventù", giorni in cui anche una città ai margini dello scontro politico quale era Bari, aveva avuto in Benedetto "Benny" Petrone, attivista del PCI nella «città vecchia», la vittima di questa lotta senza quartiere e senza senso. Il vecchio aveva voluto che lo riprendessi, nei gesti tipici del suo credo politico, che era credo integrale e fede assoluta nei confronti di chi lo rappresentava. Non contava e non conta quale fosse il credo politico del soggetto ripreso, e sono perfettamente conscio che quelli non sono stati periodi da rimpiangere, ma ricordo bene quel momento e rivedere questa immagine suggerisce quanto intensa fosse la partecipazione di tutti, giovani e vecchi, alla politica attiva, ma soprattutto evidenzia quanto fosse distante quell’approccio e quella partecipazione individuale, dall’atteggiamento che molti, me compreso, hanno nei confronti dell’impegno politico. Per parte mia, nel momento dello scatto, ricordo di essermi sentito molto reporter di guerra sul fronte occidentale.
Quali sono i tuoi progetti attuali e quali quelli per il futuro?
Se il riferimento è ad eventuali progetti fotografici non ne ho... nessun progetto specifico, qualche idea abbozzata, ma finora ho vissuto la fotografia come dimensione riservata, in grado di darmi grande piacere, ma da vivere su di un piano strettamente personale, quasi intimo. Proporre qualcosa di mio al di fuori della cerchia ristrettissima dei miei o di qualche amico con cui esco per foto è un pensiero che ancora non riesco ad avere ed a tradurre in qualcosa di concreto. Non ho mai pensato ad articolare un mio portfolio, anche se forse, vista la quantità di immagini che ho in archivio, ora avrebbe anche un senso.
Hai mai esposto le tue immagini in mostre fotografiche personali o collettive?
Il mio battesimo ad una mostra collettiva è avvenuto alla tenera età di 51 anni, nel novembre del 2010 in occasione della mostra annuale del Circolo Fotografico Micromosso. Vista la qualità delle immagini esposte, ancora mi domando cosa ci facessi... Mostre personali mai, me ne vergognerei troppo. Parteciperò con entusiasmo all’evento collettivo del Riomagno Foto Festival, paesino dell’entroterra dell’Alta Versilia, che mi pare rappresenti un modo molto interessante di promuovere e proporre la fotografia amatoriale estratta dal Web ad un pubblico non virtuale. Credo che la brillante intuizione di Libero Musetti e del Circolo Fotografico l’Altissimo troverà una accoglienza adeguata alla bontà dell’idea, così molti piccoli capolavori, che non cogliamo a causa dell’approccio un po’ bulimico con cui si scorriamo montagne di immagini su internet, avranno finalmente un’esposizione in grado di valorizzarne i contenuti.
Hai mai avuto riconoscimenti in concorsi fotografici o pubblicazioni delle tue foto su libri o riviste?
Il massimo dei riconoscimenti di cui possa menare vanto, è la collocazione in bella mostra sulle pareti di qualche bar, sala da tè o scuola di danza... quindi, no, mai avuto riconoscimenti pubblici. Non ho mai partecipato a concorsi se non qualche comparsata in contest di forum tematici.
Quanto tempo dedichi alla fotografia?
Non a sufficienza, per quanto ne senta bisogno ed il piacere, ma comunque tutto quello che mi concede il mio lavoro. In una giornata cerco, laddove possibile, di collocare qualcosa che mi ricordi la mia passione fotografica. Credo che renda bene l’idea del mio sentire una frase di Richard Avedon: "Se passa un giorno in cui non ho fatto qualcosa legato alla fotografia , è come se avessi trascurato qualcosa di essenziale".
Raccontaci un episodio curioso o simpatico legato alla tua esperienza.
Ne racconto uno, che non so se definibile quale vicenda simpatica, ma curiosa certamente. E’ un episodio di qualche anno fa e riferisce delle sorti di quello che (come tutte le opere incompiute) sarebbe potuto essere il mio più bel lavoro fotografico (dico ciò ben sapendo non potrà esserci controprova...), miseramente finito a fondo nelle acque dinanzi all’isola di Pianosa. Insieme ad alcuni amici, partendo dall’isola d’Elba, ci siamo recati con un piccola barca a motore e con le macchine fotografiche, alcune scafandrate, per qualche esperimento di foto subacquea e non. Dopo una lunga navigazione ed una mezza giornata di sturm un drag fotografico, siamo stati abbordati da una vedetta della polizia penitenziaria e condotti forzatamente nel porticciolo. Senza rendercene conto eravamo finiti a scattare in zona interdetta alla navigazione, in prossimità delle carceri, allora di massima sicurezza, dove, fra gli altri, era rinchiuso Renato Curcio e numerosi membri delle Brigate Rosse. In sostanza eravamo stati per diverse ore sotto tiro delle torrette di guardia: il risultato è stato che abbiamo trascorso il resto di quella che doveva essere la nostra splendida giornata fotografica al carcere di Pianosa, in attesa di accertamenti, e le nostre pellicole sono state estratte dalle macchine e buttate nelle acque del porto... i nostri "capolavori" in fondo al mare. Poteva anche andarci peggio.
Quando rivedi i tuoi vecchi scatti cosa pensi?
Forse rileggo qualche ingenuità e certamente risorse fotografiche modeste, ma anche spontaneità ed entusiasmo. Osservando il buon numero di lenti del mio attuale corredo fotografico, e qualche mio scatto della fase iniziale, ho la sensazione che le mie capacità personali si siano evolute in maniera inversamente proporzionale ai denari spesi nella speranza che vetri migliori, e certamente più costosi, esaltassero e favorissero quel poco di creativo che ho dentro.
Dove sono pubblicate, sul web, le tue foto?
Come molti ho una finestra aperta sulle comunità fotografiche del WEB, attraverso il portale Flickr. In quanto utilizzatore di attrezzature Sony/Minolta, sono presente nella community del MinoltaSonyClub, partecipo alla dinamica comunità di Micromosso, ed a qualche forum di indirizzo più specificatamente tecnico, quale è Photo4u. I miei scatti sono seminati un po’ qua e là, all’interno delle gallerie virtuali di questi siti.
Qui di seguito la mia pagina su flickr: http://www.flickr.com/photos/bondell/
Un pensiero a chi si avvicina ora al mondo della fotografia.
Mi permetto una sola considerazione personale riflettendo riguardo al modo in cui oggi molti si avvicinano i al mondo della fotografia. Pur essendo trascorsi, ahimé oramai trent’anni dal mio primo scatto "pensato", mi rendo conto che le mie fasi dell’apprendimento non sono assolutamente finite: la fotografia offre illimitate possibilità creative, e la sua continua evoluzione richiede approfondimento e studio continuo, ed in fondo questo è anche il bello di questa magnifica passione, che non ha mai un punto di arrivo, al termine del quale poter dire "so fare tutto". Acquistare una reflex, ancorché di buona marca, non fa di noi automaticamente dei bravi fotografi, ma offre a noi tutti una straordinaria opportunità di esplorazione di ciò che è intorno a noi e, talvolta, anche di ciò che è dentro di noi. Ci rende testimoni viventi del nostro tempo ed anche protagonisti attivi. Quali che siano la nostra qualità, fotografare ci fa più ricchi.
Vuoi concludere con un saluto o un ringraziamento?
Il mio pensiero ed abbraccio non può che andare a chi mi sopporta, costituendo il mio primo e bistrattato soggetto fotografico, mia moglie Claudia ed i miei figli Lorenzo ed Irene. Un secondo pensiero va a chi mi ha consegnato molto della mia vita e, fra le molte cose, anche il mio primo oggetto della passione fotografica, e cioè a mio padre, che mi ha lasciato qualche anno fa. Grazie anche a te, Libero, per lo spazio che mi concedi ed anche a chi avrà avuto la voglia e la pazienza di leggere qualcosa, per quanto poco interessante sia, su di me. Grazie davvero.
Il mio pensiero ed abbraccio non può che andare a chi mi sopporta, costituendo il mio primo e bistrattato soggetto fotografico, mia moglie Claudia ed i miei figli Lorenzo ed Irene. Un secondo pensiero va a chi mi ha consegnato molto della mia vita e, fra le molte cose, anche il mio primo oggetto della passione fotografica, e cioè a mio padre, che mi ha lasciato qualche anno fa. Grazie anche a te, Libero, per lo spazio che mi concedi ed anche a chi avrà avuto la voglia e la pazienza di leggere qualcosa, per quanto poco interessante sia, su di me. Grazie davvero.
Le interviste ai "Fotografi nel Web" sono una rubrica del blog: Dentro al Replay