Simone Tagliaferri: chi è?
Uno che ha risposto alle domande, poi ha cancellato per sbaglio il file e ora deve rispondere di nuovo. Scherzi a parte, sono una specie di fotoamatore disincantato che ha scoperto la fotografia in età non proprio tenerissima e sta aspettando che la fotografia scopra lui. Quando accadrà, spero di essere pronto.
Quando hai iniziato a fotografare?
Ho avuto diverse fasi, alcune decisamente fallimentari per mancanza di persone con le quali condividere la stessa passione (purtroppo internet è arrivato dopo). La colonizzazione definitiva, non mi vergogno a dirlo, è avvenuta seguendo la mia compagna Claudia nelle sue scorribande fotografiche. Girando tutte le settimane con una persona che si diverte a fotografare biciclette rotte e arzille vecchiette, scelsi di rendermi attivo e di mettermi a fotografare arzille vecchiette anch’io. L’alternativa era fare il palo. Rispolverai una vecchia reflex analogica completamente manuale, usata poco e malamente, e iniziai a scattare. Dopo qualche scatto, scoprii che dovevo mettere il rullino. Mi si aprì un mondo.
Quale genere ti piace maggiormente fotografare?
Tendenzialmente ti direi che per formazione culturale mi piace più l’idea di composizione concettuale dell’immagine che quella di genere. Comunque, dovendo scegliere, opterei per le foto di rovine silenziose, magari senza esseri umani di disturbo, per cercarne l’anima e percepire l’idea dello scorrere del tempo. Stranamente le uso poco, nel senso che le tengo per me. Non chiedermi perché, tanto non saprei risponderti. La polvere è affascinante ed è psicologicamente determinante, J. Hillman insegna. Inoltre, mi piace l’ironia, anche se ho notato che spesso non viene colta o viene affrontata con sufficienza, soprattutto se non hai messo qualcosa sui terzi. Ecco, in generale vorrei vedere più ironia nelle foto, a prescindere dal genere.
Hai fatto qualche corso di fotografia?
No, ma ho letto diversi manuali tecnici sull’argomento e ho avuto una buona maestra in Claudia. Non è una formazione canonica, ma neanche nikonica, per non essere razzisti. Se mi sarebbe piaciuto farlo? Sì, avrei voluto approfondire soprattutto la camera oscura e i sistemi di stampa tradizionali, che ormai fanno parte dell’archeologia del mondo. I posteri scaveranno le rovine delle nostre città alla ricerca di rullini da 35mm. Per il resto posso dire che l’aver studiato cinema mi ha aiutato nella composizione dell’inquadratura e che odio la regola dei terzi, ma spesso non riesco a schivarla.
Quali sono i fotografi del passato e del presente che più apprezzi?
Per il passato ti direi Walker Evans su tutti, mentre nel presente ammiro diversi autori, non tutti necessariamente famosi. Se dovessi fare un nome solo, ti direi Sandy Skoglum.
Che attrezzatura fotografica hai usato nel passato, e quale stai attualmente utilizzando?
Lasciando perdere le compatte analogiche trovate nei fustini, che comunque in un’ottica low-fi possono ancora dare soddisfazioni, ho iniziato a scattare con una Minolta X300-s, una reflex analogica completamente manuale. Quindi sono passato a una fotocamera bridge, una Konica Minolta Dimage A200. Soddisfatto, ma insoddisfatto, ho acquistato quasi contemporaneamente due reflex, una analogica (Nikon F90X) e una digitale (Canon EOS 400D). Recentemente ho acquistato una Canon EOS 60D. Il prossimo step sarà imparare a fare foto. Mi rendo conto che dovrei anche citarti qualche obiettivo... giuro che lo farò appena avrò acquistato quello che desidero. Per ora ti cito solo il Rokkor 50mm 1.7 acquistato per la vecchia Minolta, che ho pagato 8,95€ su Ebay. Sono queste le soddisfazioni della vita.
Qual è lo scatto al quale sei particolarmente legato?
In realtà nessuno in particolare e evito di citare volutamente quelli di maggior successo. Ho delle foto cui sono legato, ma hanno poco a che fare con l’essere un foto amatore. Tra quelle che ho scattato scientemente, ci sono delle immagini che mi piacciono di più e altre di meno, ma difficilmente riesco a legare un sentimento profondo a uno scatto che non contenga un qualche elemento emotivamente forte per la mia vita. In realtà non sento neanche il bisogno di farlo. Paradossalmente sono legato a scatti che non pubblicherei mai, perché anonimi e insignificanti per chiunque altro.
Quali sono i tuoi progetti attuali e quali quelli per il futuro?
Attualmente ho alcuni progetti legati alla fotografia che non implicano lo scattare foto. Sto curando la sezione fotografica della rivista online www.playersmagazine.it e mi sto divertendo a guardare migliaia di foto a settimana. Per il resto spero un giorno di riuscire a fotografare Obama mentre si infila un dito nel naso. Sarebbe un gran colpo.
Hai mai esposto le tue immagini in mostre fotografiche personali o collettive? Hai mai avuto riconoscimenti in concorsi fotografici o pubblicazioni delle tue foto su libri o riviste?
Ho esposto in due mostre organizzate dal Circolo Fotografico Micromosso svoltesi a Lucca nel 2009 e nel 2010, rispettivamente. Ho anche prestato una mia foto per la copertina di un disco di Alexander Von Schlippenbach e Daniele D´Agaro, forse la soddisfazione maggiore della mia "carriera". Non ho spedito nulla o quasi a riviste specializzate e non credo di meritare di finire dentro qualche libro, anche se ho ricevuto qualche proposta, gentilmente declinata.
Quanto tempo dedichi alla fotografia?
Parecchio, se contiamo anche il tempo che passo a vedere foto e a leggere libri sul tema. In realtà non te lo saprei quantificare con precisione, ma posso dirti con franchezza che a volte sembra sempre troppo poco, anche quando passi diverse ore di fila a scattare.
Raccontaci un episodio curioso o simpatico legato alla tua esperienza.
Una volta scambiai un rullino da 24 pose per un rullino da 36 pose. La parte divertente? Finiti gli scatti continuai a caricare le foto e, pur davanti allo sforzo evidente della meccanica dell’apparecchio, continuai imperterrito a caricare e a scattare, finendo per strappare la pellicola. In realtà non c’è niente di divertente e diffido i lettori dal divertirsi leggendo questo fatto tragico... non mi sono mai sentito così stupido in vita mia. Vabbè, prendetemi pure in giro.
Quando rivedi i tuoi vecchi scatti cosa pensi?
Vuoi la verità? Alcuni non mi fanno alcun effetto, altri li considero semplicemente cancellabili perché non riesco più a dargli il senso che gli davo prima. Di altri mi chiedo come mai io li abbia scattati. Cosa avevo in mente? In generale considero salvabili poche cose e vedo errori e orrori ovunque. Fortunatamente ho un gran senso dell’ironia che m’impedisce di prendere sul serio qualsiasi recriminazione e mi distoglie dalla voglia di cancellare tutto.
Dove sono pubblicate, sul web, le tue foto?
Sul sito del Circolo Fotografico Micromosso, su Flickr e recentemente su un blog personale, La Finestra Chiusa. In precedenza le avevo postate anche altrove, ma negli ultimi anni mi sono concentrato su questi siti perché trovo inutile la dispersione selvaggia. Su Flickr gestisco anche alcuni gruppi, tra i quali Rieti e Dintorni che mi fa piacere citare perché ultimamente si sta rivitalizzando un po’.
Un pensiero a chi si avvicina ora al mondo della fotografia.
Fotografarsi le palle non rende automaticamente artisti.
Uno che ha risposto alle domande, poi ha cancellato per sbaglio il file e ora deve rispondere di nuovo. Scherzi a parte, sono una specie di fotoamatore disincantato che ha scoperto la fotografia in età non proprio tenerissima e sta aspettando che la fotografia scopra lui. Quando accadrà, spero di essere pronto.
Quando hai iniziato a fotografare?
Ho avuto diverse fasi, alcune decisamente fallimentari per mancanza di persone con le quali condividere la stessa passione (purtroppo internet è arrivato dopo). La colonizzazione definitiva, non mi vergogno a dirlo, è avvenuta seguendo la mia compagna Claudia nelle sue scorribande fotografiche. Girando tutte le settimane con una persona che si diverte a fotografare biciclette rotte e arzille vecchiette, scelsi di rendermi attivo e di mettermi a fotografare arzille vecchiette anch’io. L’alternativa era fare il palo. Rispolverai una vecchia reflex analogica completamente manuale, usata poco e malamente, e iniziai a scattare. Dopo qualche scatto, scoprii che dovevo mettere il rullino. Mi si aprì un mondo.
Quale genere ti piace maggiormente fotografare?
Tendenzialmente ti direi che per formazione culturale mi piace più l’idea di composizione concettuale dell’immagine che quella di genere. Comunque, dovendo scegliere, opterei per le foto di rovine silenziose, magari senza esseri umani di disturbo, per cercarne l’anima e percepire l’idea dello scorrere del tempo. Stranamente le uso poco, nel senso che le tengo per me. Non chiedermi perché, tanto non saprei risponderti. La polvere è affascinante ed è psicologicamente determinante, J. Hillman insegna. Inoltre, mi piace l’ironia, anche se ho notato che spesso non viene colta o viene affrontata con sufficienza, soprattutto se non hai messo qualcosa sui terzi. Ecco, in generale vorrei vedere più ironia nelle foto, a prescindere dal genere.
Hai fatto qualche corso di fotografia?
No, ma ho letto diversi manuali tecnici sull’argomento e ho avuto una buona maestra in Claudia. Non è una formazione canonica, ma neanche nikonica, per non essere razzisti. Se mi sarebbe piaciuto farlo? Sì, avrei voluto approfondire soprattutto la camera oscura e i sistemi di stampa tradizionali, che ormai fanno parte dell’archeologia del mondo. I posteri scaveranno le rovine delle nostre città alla ricerca di rullini da 35mm. Per il resto posso dire che l’aver studiato cinema mi ha aiutato nella composizione dell’inquadratura e che odio la regola dei terzi, ma spesso non riesco a schivarla.
Quali sono i fotografi del passato e del presente che più apprezzi?
Per il passato ti direi Walker Evans su tutti, mentre nel presente ammiro diversi autori, non tutti necessariamente famosi. Se dovessi fare un nome solo, ti direi Sandy Skoglum.
Che attrezzatura fotografica hai usato nel passato, e quale stai attualmente utilizzando?
Lasciando perdere le compatte analogiche trovate nei fustini, che comunque in un’ottica low-fi possono ancora dare soddisfazioni, ho iniziato a scattare con una Minolta X300-s, una reflex analogica completamente manuale. Quindi sono passato a una fotocamera bridge, una Konica Minolta Dimage A200. Soddisfatto, ma insoddisfatto, ho acquistato quasi contemporaneamente due reflex, una analogica (Nikon F90X) e una digitale (Canon EOS 400D). Recentemente ho acquistato una Canon EOS 60D. Il prossimo step sarà imparare a fare foto. Mi rendo conto che dovrei anche citarti qualche obiettivo... giuro che lo farò appena avrò acquistato quello che desidero. Per ora ti cito solo il Rokkor 50mm 1.7 acquistato per la vecchia Minolta, che ho pagato 8,95€ su Ebay. Sono queste le soddisfazioni della vita.
Qual è lo scatto al quale sei particolarmente legato?
In realtà nessuno in particolare e evito di citare volutamente quelli di maggior successo. Ho delle foto cui sono legato, ma hanno poco a che fare con l’essere un foto amatore. Tra quelle che ho scattato scientemente, ci sono delle immagini che mi piacciono di più e altre di meno, ma difficilmente riesco a legare un sentimento profondo a uno scatto che non contenga un qualche elemento emotivamente forte per la mia vita. In realtà non sento neanche il bisogno di farlo. Paradossalmente sono legato a scatti che non pubblicherei mai, perché anonimi e insignificanti per chiunque altro.
Quali sono i tuoi progetti attuali e quali quelli per il futuro?
Attualmente ho alcuni progetti legati alla fotografia che non implicano lo scattare foto. Sto curando la sezione fotografica della rivista online www.playersmagazine.it e mi sto divertendo a guardare migliaia di foto a settimana. Per il resto spero un giorno di riuscire a fotografare Obama mentre si infila un dito nel naso. Sarebbe un gran colpo.
Hai mai esposto le tue immagini in mostre fotografiche personali o collettive? Hai mai avuto riconoscimenti in concorsi fotografici o pubblicazioni delle tue foto su libri o riviste?
Ho esposto in due mostre organizzate dal Circolo Fotografico Micromosso svoltesi a Lucca nel 2009 e nel 2010, rispettivamente. Ho anche prestato una mia foto per la copertina di un disco di Alexander Von Schlippenbach e Daniele D´Agaro, forse la soddisfazione maggiore della mia "carriera". Non ho spedito nulla o quasi a riviste specializzate e non credo di meritare di finire dentro qualche libro, anche se ho ricevuto qualche proposta, gentilmente declinata.
Quanto tempo dedichi alla fotografia?
Parecchio, se contiamo anche il tempo che passo a vedere foto e a leggere libri sul tema. In realtà non te lo saprei quantificare con precisione, ma posso dirti con franchezza che a volte sembra sempre troppo poco, anche quando passi diverse ore di fila a scattare.
Raccontaci un episodio curioso o simpatico legato alla tua esperienza.
Una volta scambiai un rullino da 24 pose per un rullino da 36 pose. La parte divertente? Finiti gli scatti continuai a caricare le foto e, pur davanti allo sforzo evidente della meccanica dell’apparecchio, continuai imperterrito a caricare e a scattare, finendo per strappare la pellicola. In realtà non c’è niente di divertente e diffido i lettori dal divertirsi leggendo questo fatto tragico... non mi sono mai sentito così stupido in vita mia. Vabbè, prendetemi pure in giro.
Quando rivedi i tuoi vecchi scatti cosa pensi?
Vuoi la verità? Alcuni non mi fanno alcun effetto, altri li considero semplicemente cancellabili perché non riesco più a dargli il senso che gli davo prima. Di altri mi chiedo come mai io li abbia scattati. Cosa avevo in mente? In generale considero salvabili poche cose e vedo errori e orrori ovunque. Fortunatamente ho un gran senso dell’ironia che m’impedisce di prendere sul serio qualsiasi recriminazione e mi distoglie dalla voglia di cancellare tutto.
Dove sono pubblicate, sul web, le tue foto?
Sul sito del Circolo Fotografico Micromosso, su Flickr e recentemente su un blog personale, La Finestra Chiusa. In precedenza le avevo postate anche altrove, ma negli ultimi anni mi sono concentrato su questi siti perché trovo inutile la dispersione selvaggia. Su Flickr gestisco anche alcuni gruppi, tra i quali Rieti e Dintorni che mi fa piacere citare perché ultimamente si sta rivitalizzando un po’.
Un pensiero a chi si avvicina ora al mondo della fotografia.
Fotografarsi le palle non rende automaticamente artisti.
Le interviste ai "Fotografi nel Web" sono una rubrica del blog: Dentro al Replay
Il pensiero finale è determinante per non rendere pallose le interviste!
RispondiEliminaCiao Simone :-))
Gianni Mazzesi
Mi sembra di conoscere già abbastanza di te... alcune persone penso di capirle al volo anche se le conosco poco o nulla!
RispondiEliminaMi piace la tua ironia, mi piacciono un sacco le tue foto (e al diavolo i terzi!!!).
Non conoscevo, invece, il tuo blog... ora SI'!!!
Con rinnovata stima,
Susanna
(ciao "Taglia",... come l'amico di mio figlio Gherardo)
Un piacere leggere questa tua intervista.
RispondiEliminaIronica e divertente...
Insomma la causa di tutto è questa Claudia, chissà se la conosco...
simone è un mito ed è un piacere passeggiare insieme a lui e claudia... spero presto di poter fare qualche altra passeggiata fotografica e mangereccia insieme :)
RispondiEliminaHehe, ciao, io la conosco questa Claudia, se vuoi posso sempre presentartela, magari prima la sento... che dite?
RispondiEliminaScusa, te lo devo dire subito, Claudia una Nikon... non so....;-))
A parte gli scherzi, bella intervista, divertente, disincantata e piacevole.
Poi mi fai vedere la 60D.
Ciao.
enrico (ventrix)
Grazie a tutti per i complimenti e a Libero per il blog.
RispondiEliminaEnrì, in effetti Claudia a una Nikon... ma io sono tollerante verso chi è più sfortunato :D