Sergio Camplone: chi è?
Sono nato a Pescara nel 1969 e dal 2000 mi occupo di fotografia in modo professionale con i dovuti alti e bassi di questo mestiere. Collaboro come fotografo d’architettura con aziende, architetti e amministrazioni pubbliche. Tengo laboratori di fotografie nelle scuole sulla percezione e la rappresentazione dei nuovi paesaggi sociali. Con la ricerca indago le relazioni tra i nuovi comportamenti sociali e le trasformazioni del paesaggio urbano.
Quando hai iniziato a fotografare?
Un mio amico, siamo nel 1996, mi disse che sarebbe partito per un viaggio in Egitto, chiedendomi se volevo accompagnarlo. Premetto che fino a quella data le mie energie erano spese per la musica e in particolar modo verso la batteria, suonavo in un gruppo da una decina di anni e con la fotografia non avevo nessun tipo di rapporto. Almeno fino a quel fatidico viaggio, quando decisi di partire con il mio amico. Durante il viaggio scattai tante fotografia con la macchina di questo amico e senza neanche accorgermene, l’anno seguente mi ritrovai alla R. Bauer di Milano.
Quale genere ti piace maggiormente fotografare?
La mia attenzione è rivolta soprattutto al paesaggio urbano, alle trasformazioni del paesaggio urbano. Mi interessano le zone più inquiete dal punto di vista architettonico - sociale, dove ciò che è morto non è ancora stato cancellato da ciò che sta per nascere. Ed é in queste "zone d’attrito" dove lingue, culture e religioni si dividono spazi eterogenei e conflittuali che si creano veri e propri laboratori sociali, teatri delle dinamiche del cambiamento. Questo a volte mi porta a lavorare in modo un po' troppo eterogeneo, ma credo sia l’unico modo possibile per dialogare con una periferia che cresce in modo rapido, frastagliato e privo di coerenza.
Hai fatto qualche corso di fotografia?
Si, ho frequentato una scuola pubblica di fotografia, la "Ricardo Bauer" di Milano.
Una scuola molto importante nel panorama della fotografia di ricerca italiana, incentrata principalmente sul paesaggio, ma non solo e ho avuto tra gli altri docenti la storica della fotografia Roberta Valtorta che mi ha insegnato a guardare il mondo con occhi diversi.
Quali sono i fotografi del passato e del presente che più apprezzi?
Ce ne sono tanti, tra quelli americani ricordo: Diana Arbus, William Eggleston, Stephen Shore, Robert Frank, diciamo quasi tutta la street photografer. Poi la scuola tedesca con Andreas Gursky, Thomas Ruff e i coniugi Becher. Jeff Wall, che credo sia canadese e tra gli italiani, non posso non citare Luigi Ghirri e i diversi autori della ormai storica scuola del paesaggio italiano, Barbieri, Guidi, etc.. e tra i più giovani Armin Link e Francesco Jodice, ma il mio preferito è Philip-Lorca di Corcia, americano.
Che attrezzatura fotografica hai usato nel passato, e quale stai attualmente utilizzando?
Uso un medio formato in pellicola a telemetro per la maggior parte dei mie lavori, ricerca o progetti su commissione importanti, mentre per lavori in interni di tipo commerciali, dove riesco a controllare di più la luce, mi affido ad una buona reflex digitale.
Qual è lo scatto al quale sei particolarmente legato?
Non ho scatti di cui sono particolarmente legato, perché posso dire che lo scatto in sé non mi provoca feticci da ricordare, mentre tutto quello che succede nell’avvicinarmi allo scatto, tra viaggi, ricerche e informazioni, soprattutto sul campo, provoca in me momenti inappagabili e difficilmente ripetibili, perché ogni storia è diversa dalle altre e una volta che la foto finisce su un muro o su una rivista, la magia finisce.
Quali sono i tuoi progetti attuali e quali quelli per il futuro?
Attualmente sto lavorando ad alcune committenze pubbliche nella mia regione, sempre di ricerca sul territorio e, per la prossima primavera, mi sto organizzando per un viaggio nell’Europa dell’est.
Hai mai esposto le tue immagini in mostre fotografiche personali o collettive?
Si, qualcosa ho esposto. Faccio un piccolo elenco, mischiando personali e collettive.
2008 - personal practice-warehouse contemporary art - Teramo
2007 - il racconto di un luogo - ex aurum mostra permanente - Pescara
2006 - I love Abruzzo "index" - arte nova - fuori uso - Chieti I love Abruzzo - flash art - Pescara
2005 - Abruzzo Felix - Palazzo Caccianini - Chieti il giardino - museo laboratorio - Pescara zone temporali - ex mattatoio - Pescara
2004 - la città prevista - foyer - Milano
2003 - la provincia e il suo territorio - urban center - Milano
2001 - movimenti urbani - premio nazionale di fotografia P. Pezza - Milano movimenti urbani - golena sud - Pescara
2000 - divertimentificio - Palazzo delle Esposizioni - Roma
Hai mai avuto riconoscimenti in concorsi fotografici o pubblicazioni delle tue foto su libri o riviste?
Escludendo riviste e lavori di tipo commerciale:
2008 - "personal practice" - warehouse contemporary art - Teramo
2007 - "storia di una fabbrica" monografia sull’ex aurum - Carsa Editore - Pescara
2006 - "I love Abruzzo" a cura di Arianna Rosica e Massimiliano Scuderi - flash art - Giancarlo Politi Editore - Milano "I love Abruzzo - index - arte nova - fuori uso - Pescara
2005 - "il giardino" a cura di Veronica Valenti - museo laboratorio - Pescara
2003 - "la Provincia di Milano e il suo territorio" – premio di fotografia a cura di M. Pompilio e M. Panzini, testo di R. Valtorta - Silvana Editoriale - Milano
poi diverse riviste ma di tipo locale e un paio di concorsi, uno a Milano e uno a Roma.
Quanto tempo dedichi alla fotografia?
Tutto il tempo possibile.
Quando rivedi i tuoi vecchi scatti cosa pensi?
Non sono i vecchi scatti che mi fanno pensare, ma i vecchi progetti legati a circostanze e periodi più o meno lunghi della mia professione, e ogni volta che me ne affidano uno nuovo, inevitabilmente penso se mai riuscirò a fare meglio del precedente, e puntualmente, con un tocco di presunzione, ci riesco.
Dove sono pubblicate, sul web, le tue foto?
Si possono vedere nel mio sito www.sergiocamplone.it e nella mia galleria di riferimento: www.warehouseart.it
Un pensiero a chi si avvicina ora al mondo della fotografia.
L’unico consiglio che mi viene da dare ad un giovane è quello di sperimentare e farlo con media e tecniche diverse, e prima di essere fagocitati da lobby, critici, galleristi e mercato bisogna avere le idee chiare, altrimenti si rischia di venir masticati e sputati...
Sono nato a Pescara nel 1969 e dal 2000 mi occupo di fotografia in modo professionale con i dovuti alti e bassi di questo mestiere. Collaboro come fotografo d’architettura con aziende, architetti e amministrazioni pubbliche. Tengo laboratori di fotografie nelle scuole sulla percezione e la rappresentazione dei nuovi paesaggi sociali. Con la ricerca indago le relazioni tra i nuovi comportamenti sociali e le trasformazioni del paesaggio urbano.
Quando hai iniziato a fotografare?
Un mio amico, siamo nel 1996, mi disse che sarebbe partito per un viaggio in Egitto, chiedendomi se volevo accompagnarlo. Premetto che fino a quella data le mie energie erano spese per la musica e in particolar modo verso la batteria, suonavo in un gruppo da una decina di anni e con la fotografia non avevo nessun tipo di rapporto. Almeno fino a quel fatidico viaggio, quando decisi di partire con il mio amico. Durante il viaggio scattai tante fotografia con la macchina di questo amico e senza neanche accorgermene, l’anno seguente mi ritrovai alla R. Bauer di Milano.
Quale genere ti piace maggiormente fotografare?
La mia attenzione è rivolta soprattutto al paesaggio urbano, alle trasformazioni del paesaggio urbano. Mi interessano le zone più inquiete dal punto di vista architettonico - sociale, dove ciò che è morto non è ancora stato cancellato da ciò che sta per nascere. Ed é in queste "zone d’attrito" dove lingue, culture e religioni si dividono spazi eterogenei e conflittuali che si creano veri e propri laboratori sociali, teatri delle dinamiche del cambiamento. Questo a volte mi porta a lavorare in modo un po' troppo eterogeneo, ma credo sia l’unico modo possibile per dialogare con una periferia che cresce in modo rapido, frastagliato e privo di coerenza.
Hai fatto qualche corso di fotografia?
Si, ho frequentato una scuola pubblica di fotografia, la "Ricardo Bauer" di Milano.
Una scuola molto importante nel panorama della fotografia di ricerca italiana, incentrata principalmente sul paesaggio, ma non solo e ho avuto tra gli altri docenti la storica della fotografia Roberta Valtorta che mi ha insegnato a guardare il mondo con occhi diversi.
Quali sono i fotografi del passato e del presente che più apprezzi?
Ce ne sono tanti, tra quelli americani ricordo: Diana Arbus, William Eggleston, Stephen Shore, Robert Frank, diciamo quasi tutta la street photografer. Poi la scuola tedesca con Andreas Gursky, Thomas Ruff e i coniugi Becher. Jeff Wall, che credo sia canadese e tra gli italiani, non posso non citare Luigi Ghirri e i diversi autori della ormai storica scuola del paesaggio italiano, Barbieri, Guidi, etc.. e tra i più giovani Armin Link e Francesco Jodice, ma il mio preferito è Philip-Lorca di Corcia, americano.
Che attrezzatura fotografica hai usato nel passato, e quale stai attualmente utilizzando?
Uso un medio formato in pellicola a telemetro per la maggior parte dei mie lavori, ricerca o progetti su commissione importanti, mentre per lavori in interni di tipo commerciali, dove riesco a controllare di più la luce, mi affido ad una buona reflex digitale.
Qual è lo scatto al quale sei particolarmente legato?
Non ho scatti di cui sono particolarmente legato, perché posso dire che lo scatto in sé non mi provoca feticci da ricordare, mentre tutto quello che succede nell’avvicinarmi allo scatto, tra viaggi, ricerche e informazioni, soprattutto sul campo, provoca in me momenti inappagabili e difficilmente ripetibili, perché ogni storia è diversa dalle altre e una volta che la foto finisce su un muro o su una rivista, la magia finisce.
Quali sono i tuoi progetti attuali e quali quelli per il futuro?
Attualmente sto lavorando ad alcune committenze pubbliche nella mia regione, sempre di ricerca sul territorio e, per la prossima primavera, mi sto organizzando per un viaggio nell’Europa dell’est.
Hai mai esposto le tue immagini in mostre fotografiche personali o collettive?
Si, qualcosa ho esposto. Faccio un piccolo elenco, mischiando personali e collettive.
2008 - personal practice-warehouse contemporary art - Teramo
2007 - il racconto di un luogo - ex aurum mostra permanente - Pescara
2006 - I love Abruzzo "index" - arte nova - fuori uso - Chieti I love Abruzzo - flash art - Pescara
2005 - Abruzzo Felix - Palazzo Caccianini - Chieti il giardino - museo laboratorio - Pescara zone temporali - ex mattatoio - Pescara
2004 - la città prevista - foyer - Milano
2003 - la provincia e il suo territorio - urban center - Milano
2001 - movimenti urbani - premio nazionale di fotografia P. Pezza - Milano movimenti urbani - golena sud - Pescara
2000 - divertimentificio - Palazzo delle Esposizioni - Roma
Hai mai avuto riconoscimenti in concorsi fotografici o pubblicazioni delle tue foto su libri o riviste?
Escludendo riviste e lavori di tipo commerciale:
2008 - "personal practice" - warehouse contemporary art - Teramo
2007 - "storia di una fabbrica" monografia sull’ex aurum - Carsa Editore - Pescara
2006 - "I love Abruzzo" a cura di Arianna Rosica e Massimiliano Scuderi - flash art - Giancarlo Politi Editore - Milano "I love Abruzzo - index - arte nova - fuori uso - Pescara
2005 - "il giardino" a cura di Veronica Valenti - museo laboratorio - Pescara
2003 - "la Provincia di Milano e il suo territorio" – premio di fotografia a cura di M. Pompilio e M. Panzini, testo di R. Valtorta - Silvana Editoriale - Milano
poi diverse riviste ma di tipo locale e un paio di concorsi, uno a Milano e uno a Roma.
Quanto tempo dedichi alla fotografia?
Tutto il tempo possibile.
Quando rivedi i tuoi vecchi scatti cosa pensi?
Non sono i vecchi scatti che mi fanno pensare, ma i vecchi progetti legati a circostanze e periodi più o meno lunghi della mia professione, e ogni volta che me ne affidano uno nuovo, inevitabilmente penso se mai riuscirò a fare meglio del precedente, e puntualmente, con un tocco di presunzione, ci riesco.
Dove sono pubblicate, sul web, le tue foto?
Si possono vedere nel mio sito www.sergiocamplone.it e nella mia galleria di riferimento: www.warehouseart.it
Un pensiero a chi si avvicina ora al mondo della fotografia.
L’unico consiglio che mi viene da dare ad un giovane è quello di sperimentare e farlo con media e tecniche diverse, e prima di essere fagocitati da lobby, critici, galleristi e mercato bisogna avere le idee chiare, altrimenti si rischia di venir masticati e sputati...
interessante, ma sei in mostra?
RispondiEliminae dove?