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Informo che la pubblicazione di nuove interviste è al momento sospesa a causa del poco tempo a disposizione per seguire il blog come meriterebbe, mi dispiace...
Invito comunque gli utenti a navigare sulle pagine alla ricerca di interessanti interviste, ad esempio questa (postuma) a Mario Giacomelli.

Mi scuso per l'inconveniente con gli affezionati lettori e (spero) a presto!
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mercoledì 5 maggio 2010

Fotografi nel web #117: Francesco Barbera



Francesco Barbera: chi è?
Ho 42 anni, nato e vissuto alle falde dell’Etna, sposato con Josè e ho due bellissimi bimbi di 10 e 4 anni. Sono un farmacista, e il mio lavoro è indirettamente legato alla mia passione per la fotografia, nel senso che essendo un lavoro ripetitivo e poco creativo che mi costringe in un ambiente chiuso per 8 ore giornaliere mi ha spinto da sempre a cercare una via di fuga intellettuale, uno sfogo alla mia parte creativa, obiettivo raggiunto accostandomi alla fotografia. Caratterialmente sono un introverso, tendenzialmente preferisco "ascoltare" che parlare, così affido alle mie immagini molti dei messaggi che vorrei portare all’esterno... mi sembra un modo efficace di farsi sentire, dando a chi ti osserva tutto il tempo di capirti senza la fretta e l’inganno delle parole.

Quando hai iniziato a fotografare?
La mia prima reflex, una Pentax MX, la scelsi come regalo di cresima nel 1981, a 13 anni. Scelsi subito la diapositiva come pellicola per imparare di più il controllo della luce senza avere l’alibi di stampatori incapaci e carte scadenti... capii subito che il cestino dell’immondizia doveva riempirsi degli scarti, senza possibilità di salvezza alcuna, ma ero contento quando tiravo fuori da centinaia di scatti anche solo un'immagine... quell’immagine ancora oggi ha una valenza.

Quale genere ti piace maggiormente fotografare?
All’inizio i più esperti di me mi dicevano sempre... "vedrai... per ora fotografi tutto, poi col tempo sceglierai il tuo genere..." devo sinceramente confessarti che ancor oggi fotografo di tutto e mi piace farlo; poi, a sentire i giudizi altrui, dicono che nel Paesaggio ho fatto un buon lavoro, tema la campagna siciliana, ma in realtà penso di sapermi adattare a varie situazioni. Ultimamente Reportage e Glamour mi danno più riscontri.

Hai fatto qualche corso di fotografia?
No, non ho fatto corsi specifici, ma ho frequentato dai 19 anni un'associazione di fotoamatori, l’ACAF di Catania, diventandone socio fondatore e segretario, rubando ai miei amici il loro "mestiere" con annessi trucchi, ma soprattutto avendo in loro i miei migliori compagni di "fughe creative". A loro devo molto, e anche oggi che organizziamo insieme un corso di base per principianti, dico sempre agli iscritti che il vero corso si fa negli anni, vedendo e ascoltando le esperienze e i lavori altrui. Non bastano venti lezioncine in due mesi per dichiararsi fotografi, né aprire una bella mattina una partita iva per dichiararsi fotografi professionisti... nessun attestato farà di te un’artista, quindi... sperimentare, avere la passione, costanza, curiosità, insomma trasformare il proprio "guardare" in "vedere" le cose che ti passano davanti.

Quali sono i fotografi del passato e del presente che più apprezzi?
Nel Paesaggio la mia musa ispiratrice è sempre stata Franco Fontana, mi piace la bidimensionalità e l’astrazione dei suoi paesaggi, ho umilmente cercato di imitarlo andando a caccia di grafismi e geometrie nel mio territorio. Nel Reportage ho finalmente realizzato il sogno di conoscere personalmente il mio preferito... lui... il mitico... grande... amico Ferdinando Scianna. Nel Glamour apprezzo molto l’eleganza di Roberto Rocchi col quale ho fatto diversi workshop.

Che attrezzatura fotografica hai usato nel passato, e quale stai attualmente utilizzando?
Dopo gli inizi Pentax, sono passato a Nikon, prima con la F5 e la F100, e ora in digitale con D700 e D300, con un discreto parco ottiche per tutte le evenienze. Uso molto poco la luce artificiale o flash, solo quando strettamente necessario. Negli anni poi è sopraggiunta una passione parallela, cioè il montaggio di audiovisivi fotografici, prima con diapositive e ingombranti valigie di proiettori, centraline, caricatori, telaietti etc, ora con programmi digitali che molto hanno semplificato le cose (m. object e Pro Show). L’ACAF ha un archivio di circa 100 audiovisivi, tutti passati sotto le mie manine e la pazienza di mia moglie.

Qual è lo scatto al quale sei particolarmente legato?
Questo, perché rappresenta un lavoro tra i tanti che stanno per scomparire, uno scatto che mi ha ripagato di una levataccia mattutina, in un giorno per me particolare in cui avevo una gran voglia di evadere dalla routine.


Quali sono i tuoi progetti attuali e quali quelli per il futuro?
Devo dire che vivo alla giornata, colgo tutto ciò che mi capita; sarebbe bello per me organizzare una personale bel allestita in un posto accessibile e fruibile dalla gente comune, non dai soli "addetti ai lavori", ma proprio dal passante di turno che entra e si sofferma sulle fotografie: vorrei insomma un riscontro diretto e spontaneo su quello che sto facendo.

Hai mai esposto le tue immagini in mostre fotografiche personali o collettive?
Si, tramite l’ACAF in 24 anni di attività tante sono state le occasioni di esporre in collettiva e tanti gli audiovisivi personali proiettati al pubblico, alcuni dei quali troverete anche sul sito www.acaf.it; a Catania devo dire che è presente un bel movimento fotoamatoriale e le manifestazioni sono sempre affollate.

Hai mai avuto riconoscimenti in concorsi fotografici o pubblicazioni delle tue foto su libri o riviste?
Si, ogni tanto spolvero targhe e coppe di tutte le forme, a ricordo della partecipazione ai concorsi fotografici, un’attività che da un po’ ho trascurato, anche se ultimamente con sorpresa mi sono ritrovato a vincere il terzo posto nel contest italiano di National Geographic 2009 sez. natura, con una immagine realizzata in Namibia e pubblicata sulla prestigiosa rivista, e di conseguenza mi è rivenuta la voglia di confrontarmi dinnanzi a una giuria.



Quanto tempo dedichi alla fotografia?
Faccio rispondere a mia moglie se proprio è necessario...

Raccontaci qualche episodio curioso o simpatico legato alla tua esperienza.
In questo momento non mi sovviene nulla, anche se sono sicuro ci siano episodi particolarmente simpatici, ma posso dire e raccontare che una macchina fotografica al collo tante volte mi ha permesso di superare barriere e vincoli per la gente comune, infilandomi in situazioni ed avvenimenti unici ed inaccessibili, sia lieti che tragici... come fosse un chiavistello magico capace di aprire ogni serratura.

Quando rivedi i tuoi vecchi scatti cosa pensi?
Penso sempre a quando le vedranno i miei discendenti, cosa coglieranno di me e del tempo che ho vissuto, in cosa li potranno aiutare a capire del passato, ammesso che si conservino e non scompaiano per incanto nel corto circuito di qualche hard disk.

Dove sono pubblicate, sul web, le tue foto?
Principalmente sul sito dell’ACAF e su MicroMosso, non ho un sito personale che è ancora in una fase di "eterna" progettazione.

Un pensiero a chi si avvicina ora al mondo della fotografia.
Con l’avvento del digitale sono sempre di più e sempre più donne... la mia riflessione riguarda non tanto il far fotografia, ma la lettura della fotografia... nei forum assisto troppo spesso o ad un uso stile emoticon dei commenti, troppo stringati, legati ad emozioni da impatto visivo, senza voler fare uno sforzo di introspezione e cercare di spiegare a parole il perché ci piaccia una foto, oppure a sterilissime diatribe su "pixellini bruciati" prelevati da finissimi contagocce e discussioni su chi è più bravo a photoshoppare quel file... dimenticando che dietro quella foto ci sta la scelta di una mente umana, che in quel momento ha deciso di comunicarci qualcosa, che aspetta un feedback al suo messaggio, che ci vuole coinvolgere in qualcosa. La tecnica si... ma prima l’occhio, la mente, il cuore (rubo a HCB).








Fotografie: © Francesco Barbera

Vuoi concludere con un saluto o un ringraziamento?
Sicuramente un grazie alla comunità ACAF, in particolare a Cosimo Di Guardo, Salvo Canuti e Sergio Fichera, i miei tre fratelli maggiori che mi hanno protetto durante la mia crescita... e poi un grazie a colei che sopporta le mie lunghe presenze-assenze in casa, mia moglie... e grazie a voi per avermi dedicato qualche minuto della vostra attenzione.


Le interviste ai "Fotografi nel Web" sono una rubrica del blog: Dentro al Replay

martedì 27 aprile 2010

Fotografi nel web #116: Giulia Berardi



Giulia Berardi chi è?
Non è mai facile cercare di definirsi. Soprattutto per chi, come me, si sente sempre in evoluzione, in viaggio, all'interno dell'esistenza. Allora, quando mi chiedono di "declinare le generalità" (sono di Nuoro e sono del 1969) mi verrebbe da declinare le mie... singolarità ovvero quello che so di me, quello che mi sembra di sapere di me o di avere imparato sino a oggi. Ad esempio, so che non fotografo per professione e preferirei alla definizione classica di "fotoamatore" quella, inesistente, di "fotoamante" o "fotogiocatrice". So che fotografo "con la pancia", sull'onda delle emozioni che, nel bene e nel male, sono la costante del mio esserci. So che mi emoziono spesso per piccole cose, dettagli minimi del quotidiano che mi passano davanti e attraverso i quali fotografo le mie emozioni, sempre, anche quando non ho la macchina con me! So che fotografare è per me un bisogno, un'urgenza, un modo di essere, una grande fortuna. E' raro che io mi annoi, anche quando l'aereo ha tre ore di ritardo, o sono al supermercato, anche senza macchina fotografica guardo, vedo, compongo e, così, nascono delle "fotografie mentali" che convivono con le mie foto realizzate, a volte anticipandole. So che fotografare è un modo di esprimere una parte di me molto profonda, legata alla fantasia, alla libertà, alla sensazione stessa di essere viva. So anche che fotografo spesso usando la macchina come un'armatura, o uno scudo; è un oggetto, la macchina fotografica, che crea una specie di distanza fisica fra l'emozione e ciò che la produce; quello che di emozionante appare davanti a me a volte può fare male, per la sua intensità, nel bene o nel male, anche una luce particolare può "far male". Allora, ecco, la macchina che scatta mi protegge, mi fa da scudo nei confronti di quell'intensità emotiva, possedendo l'attimo e allo stesso tempo distanziandolo da me.




Quando hai iniziato a fotografare? Che attrezzatura fotografica hai utilizzato nel passato, e quale stai attualmente utilizzando?
Ho iniziato nel 1990, utilizzando una reflex della Pentax (p30) che ancora utilizzo quando decido di lavorare in analogico. Allora producevo soltanto diapositive, perché costavano meno delle stampe e io ero una studentessa universitaria spiantatissima. In quegli anni avevamo fondato con un gruppetto di amici un piccolo circolo fotografico: fu un'esperienza molto divertente, anche se di breve durata. Dal 1998 al 2005, invece, mi sono dedicata poco alla fotografia, l'ho vissuta come una compagna nei viaggi, o del fine settimana, ma non occupava in modo fondamentale la mia quotidianità così come avviene adesso. Impigrita per un periodo dall'utilizzo di una compatta digitale, mi sono sentita di nuovo vitale solo riprendendo ad utilizzare una reflex (ho acquistato una D80 della Nikon e a volte utilizzo anche la D300, un'altra macchina che "abita" in casa mia). Mi piace "umanizzare un po' questi apparecchi che mi permettono di esprimermi, mi sembra di togliere loro un po' della "freddezza" tipica della tecnologia. Comunque nella mia macchina ho coperto il logo che indica marca e modello con del nastro adesivo nero; con una bella stoffa colorata ho rivestito la tracolla, amo la macchina fotografica per le strada in cui mi conduce e le finestre che mi apre, più che come oggetto da idolatrare o inseguire nelle sue versioni avanzate e sempre più tecnologiche. Per il modo in cui vivo la fotografia non è troppo importante l'attrezzatura... certo gli obiettivi mi piacciono luminosi, e desidero tanto una full frame, ma penso che la macchina fotografica sia io, stia nel mio sguardo, nella mia capacità di essere sguardo, e trovo estremamente noiose quelle dispute infinite fra canonisti e nikonisti... che somigliano tanto a: tu che squadra tifi?

Quale genere ti piace maggiormente fotografare?
Sono tante e diverse le immagini che fanno da richiamo ai miei click, poiché sono tante le situazioni, i luoghi, le tracce che mi emozionano nel quotidiano. Mi piace la foto che riesce a raccontare qualcosa anche attraverso una metafora o l'ironia. Mi piace molto lavorare seguendo e inseguendo dei temi, piccoli progetti, capitoli di me senza scadenza. Mi piace fotografare la musica, nella speranza di farla durare un po' di più, ed ecco "Sguardi sonori", mi piace la foto di strada che ferma la fretta e il movimento e gesti di sconosciuti, da cui il progetto "Verso dove", sono incantata dall'estetica delle biciclette, che, alla stessa stregua della macchina fotografica mi segnalano la giusta lentezza con cui attraversare la vita e il mondo, sono nati così i due progetti: "Scatti ciclabili" e "Cicli d'ombra". Mi piace tanto fotografare i nodi, che mi parlano di legami e incontri, adoro le rughe: nei muri, nella sabbia, nelle facce, nell'asfalto. Mi piace raccogliere sui muri e ovunque, le tracce di umani e animali, i segni del clima, del tempo che passa cercando di restituire a volte una sensazione di transitorietà. I miei scatti sono molto semplici, a volte "fatti di nulla", prevalentemente a colori spesso saturi in cui però il protagonista è sovente il nero delle ombre. Adoro i controluce e subisco un'attrazione fatale e affatto razionale per le ombre e così nascono le da me ironicamente battezzate "fot'ombre", che spesso mi raccontano delle storie "altre" di ambigiutà fra ombra e concretezza e mi fanno fantasticare su mondi fantastici e distorsioni dal vero, ribaltando i piani, e creando situazioni di sovrapposizione del piano corporeo e tridimensionale e di quello bidimensionale, incorporeo e oscuro creato dall'ombra. Adoro quelle giornate di sole "pieno e forte" che, a seconda dell'ora: allunga, accorcia, definisce, distorce le presenze umbratili facendomi riflettere sul fatto che noi siamo solo ombre...




Hai fatto qualche corso di fotografia?
Ho frequentato due anni fa un corso base presso l'Associazione culturale "Percezioni fotografiche" di Firenze; è stato come leggere un buon manuale di tecnica in buona compagnia, persone disponibili ad accogliere tutte le mie domande e i miei dubbi sulla tecnica e sulle strumentazioni. Questo corso mi è stato utile per iniziare a colmare le mie lacune tecniche (che non credo riuscirò mai veramente a colmare del tutto); altri seminari, frequentati in precedenza, sono stati illuminanti su un altro piano: mi hanno avviato, infatti, alla cultura fotografica intesa come una sorta di educazione dello sguardo, allenamento della mente ad essere più consapevole di ciò che gli occhi e il cuore guardano e viceversa. Una scoperta di grande valore e crescita personale per me è stata l'avere acquistato consapevolezza che le storie e le emozioni della vita di tutti i giorni, e di noi stessi, passano anche dai nostri occhi e che la fotografia regala la possibilità di fermarle in un momento da raccontare prima di tutto a me stessa. Certo, poi mi sono resa anche conto di essere entrata nel meraviglioso mondo della fotografia passando da ingressi principali e importanti (come i seminari con Pino Ninfa a Nuoro Jazz), ma "senza aver fatto veramente le scale", per così dire, e da lì l'assoluta esigenza di curare la tecnica e l'uso delle strumentazioni per la padronanza delle tecnologie che il digitale richiede. Lo scorso autunno ho partecipato ad un giornata di studio condotta da Sandro Iovine, giornalista e direttore della rivista "IL FOTOGRAFO", sul tema "La comunicazione visiva". E' stato molto interessante e stimolante ma, ahimè, troppo breve! Beati quegli studenti universitari che hanno sempre a disposizione l'insegnamento di grandi fotografi! Presso l'Associazione culturale Dea Photo di Firenze ho seguito, questo inverno, un interessante workshop sull'autoritratto, condotto da Muriel Prandato. Per quanto riguarda i corsi, mi piace sentirmi in un cammino di formazione continua, così penso siano soldi ben spesi quelli impiegati nell'acquisto di libri o nella frequentazione di workshop tematici, alla stessa stregua della condivisione con altri appassionati in movimento :)

Quali sono i fotografi del presente e del passato che più apprezzi?
I fotografi che amo... come faccio a citarli tutti? Intanto sono grata a Julia Cameron per aver arricchito il mondo della fotografia con un nome femminile in un momento in cui non era facile per una donna farsi conoscere. Poi apprezzo tanto Pablo Volta e Berengo Gardin, e mi emozionano, in particolare, le loro foto realizzate in Sardegna negli anni '50. Mi piace Ernst Haas per l'uso del colore, il grande poeta Sudek, Erwit lo adoro per tutte gli scatti fatti al migliore amico dell'uomo che sono tantissimi e bellissimi, Bresson, Scianna, Boubat (mi piacciono soprattutto i suoi autoritratti), Francesca Woodman di cui ammiro la delicatezza di sguardo e in alcuni suoi scatti mi specchio, apprezzo la fantasia di Anke Merzbach, Janyeta Eyre, Loretta Lux e Dany Leriche, adoro l'occhio di Ernesto Bazan e il suo modo di intendere la fotografia esaltando il racconto fotografico, ma... più di tutti amo Mario Giacomelli che, con le sue foto e i suoi bianchi e neri estremi, tocca le mie corde più profonde e poi... farei chilometri per vedere una mostra di Chema Madoz, geniale (!) le sue immagini svelano sempre mondi nascosti e mettono in moto ironia e paradosso. Penso, poi, che vi siano dei bravissimi fotografi non sempre noti al grande pubblico: Rossella Belusci, Claude Jacquot, il giovanissimo Luca Palatresi e tantissimi altri anche non professionisti che non hanno niente da invidiare a fotografi celebri, basta fare una passeggiata nel web per avere le prove di ciò che dico!

Quali sono gli scatti ai quali sei particolarmente legata?
Tra le foto in cui compaio come soggetto, sono molto affezionata ad uno scatto della fotografa Mara Bottoli (che ringrazio) che mi ritrae mentre provavo a fotografare, nella mia tipica "scalzitudine" estiva, il grande jazzista David Liebman, durante le lezioni di Nuoro Jazz 2007.


Per quanto riguarda le foto fatte da me, sono legata a moltissimi scatti, ad ognuno per motivi differenti. La serie degli autoritratti, la serie delle bici, gli sguardi sonori, ...e non saprei indicarne uno più di un altro, ognuno ha la sua storia, le sue ragioni di un momento e di un sempre... mumble mumble... ecco si, scelgo questi:
1 - un autoritratto per spaventare i nemici
2 - una fot'ombra che mi ricorda un caro amico a quattro zampe che non c'è più
3 - la foto di una promessa
4 - e infine i miei piedi nella mia terra e nella mia acqua sarda uniti a quelli della me un po' "pantofolaia".





Hai mai esposto le tue immagini in mostre fotografiche personali o collettive?
Con molta emozione ho tenuto nel gennaio 2008 una piccola mostra personale dal titolo "Cicli d'ombra", presso la libreria Trame di Bologna. Nel 2009 ho partecipato a due collettive a tema ("la pioggia" e "street") organizzate dall'associazione culturale Percezioni fotografiche di Firenze. Nel giugno del 2009 ho esposto a Pescara "Scatti ciclabili" (qua il video), in compagnia delle poesie dei due ciclopoeti italiani (Alessandro Ricci, con le sue Borracce di poesia, e Matteo Pelliti, con i suoi Versi ciclabili). Il 14 novembre 2009 una mia foto è stata esposta nella mostra collettiva di Arti Visive del Comune di Ispra (Varese) in occasione di una manifestazione dell'UDI, staffetta di donne contro la violenza. Sempre a novembre del 2009 un mio scatto ha partecipato alla collettiva "Scatti dal web" della Community MicroMosso e ne sono stata molto lusingata. Nel febbraio 2010 ha esposto a Roma, presso lo spazio "Vista Arte e Comunicazione", all'interno della mostra "Anima_Li in vista" sei scatti dal progetto " Tracce". A marzo, la stessa foto esposta a Lucca ha preso parte alla collettiva "Micromosso e convivialità" alle Scuderie Granducali di Seravezza.

Hai mai avuto riconoscimenti in concorsi fotografici o pubblicazioni delle tue foto su libri o riviste?
Alcune mie fotografie sono state pubblicate dalla rivista Il Fotografo, nella rubrica "esercizio a tema" a cui partecipo con una certa regolarità, perchè è una vera scuola per me, mi fornisce spunti di miglioramento continui e trovo che sia unica nel suo genere. Ho vinto la sezione estate del concorso fotografico "Tutti matti per i gatti" organizzato dall'Associazione culturale "Il Fuligno" di Firenze, e il primo premio del Concorso fotografico nazionale "Shoot your music 2009" del Festival musicale Villa Arconati di Milano. Una mia foto è arrivata finalista nel concorso nazionale "Identità e culture di un Italia multietnica", organizzato da ProgettoImmigrazione Onlus. Due immagini sono state pubblicate nell'annuario Uif 2009. La mia foto "La giostra" è diventata, la copertina di una raccolta di racconti, pubblicata presso la Felici Editore di Pisa, intitolata "Giocattoli". Il riconoscimento a cui mi sento in assoluto piu' legata è la borsa di studio ottenuta nel 2007 all'interno del seminario "Nuoro jazz - workshop di fotografia jazz" che mi ha permesso di partecipare l'anno seguente ad un laboratorio simile, gratuitamente.

Quanto tempo dedichi alla fotografia?
Molto. O è la fotografia che si dedica a me? Dentro al mio tempo per la fotografia c'è il tempo della pace interiore e il tempo dell'iquietudine che mi caratterizza, il tempo dell'urgenza e dei contatti e quello delle emozioni e del gioco, il tempo della lettura e dello studio, quello dei viaggi per raggiungere le mostre e i festival di fotografia, quindi si, confermo la risposta immediata: molto tempo, mai troppo. Direi che la fotografia è una parte "mescolata" nel mio tempo, come un continuo che scorre e non come uno spazio da ritagliare.




Raccontaci qualche episodio curioso o simpatico legato alla tua esperienza.
Non si contano le volte in cui le forze dell'ordine mi hanno chiesto come mai fotografassi proprio lì, proprio in quel momento, proprio quella scritta; nonostante siano sempre stati degli episodi banali, non li ho mai vissuti con leggerezza, bensì come un'interferenza arbitraria nei confronti del mio agire e del mio essere. A questo proposito, appoggio e ammiro la battaglia " I'm not a terrorist" lanciata da Jovine. A parte questo, ci sono vari episodi simpatici legati alla mia esperienza di fotografa. La mia mostra "Scatti ciclabili" doveva essere allestita in un locale molto carino sulla spiaggia di Pescara, un po' di scatti dentro al locale e altri in una bella struttura allestita appositamente per l'occasione sul lungomare. Mille ragionamenti, molto tempo per decidere come e dove esporre le varie foto. Fino a che, a solo un'ora dall'evento, l'imprevisto: temporale, tempesta, bufera, quasi tromba d'aria! I locali sul lungomare ricevono l'ordine di chiudere e... la mia mostra viene allestita nel tempo esatto di un'ora, si, ...ma al coperto, all'interno di un negozio di biciclette, repentinamente svuotato da decine di biciclette! Alla fine tutto è andato bene e, anzi, proprio grazie a quell'imprevisto meteorologico, le mie foto "a pedali" stavano bene, a casa, appese a manubri e a pedali di biciclette "in carne ed ossa"; sì mi piacevano di più!
Un altro episodio legato alla mia esperienza... avevo deciso di frequentare con un gruppo una serata di "ritratto con modella in uno studio professionale". Aiutooooo, dopo cinque minuti i fotografi maschi si erano trasformati in licantropi! Tutti ammassati intorno alla modella che inscenava per loro pose pseudo-sexi: una serie di click compulsivi riempiva la stanza e nessuno sapeva più quale fosse il proprio spazio vitale, nessuno faceva attenzione alle luci, ai fondali... così ho preso le distanze da tutto ciò e ho trovato il mio punto di vista fotografando soltanto i fotografi impazziti; è stato più divertente per me... a volte è utile saper trovare nuovi punti di vista!
Gli episodi sarebbero tanti, molti legati comunque alla bellezza del fotografare le persone stabilendo con loro un legame. Per un anno, nel 2008, sono andata una volta alla settimana a fotografare le prove di una compagnia di teatro formata da persone della terza età. Ci sono state delle volte in cui non riuscivo a scattare per colpa della troppa emozione di fronte al loro impegno e alla loro e intensità. Il mio esercizio si è concluso con la visione collettiva di un video fotografico "Metti un martedì a teatro" in seguito al quale ho ricevuto una carica di energia umana incommensurabile che ancora mi commuove. Gli attori e le attrici hanno voluto scrivere un piccolo brano di presentazione del video e hanno voluto venisse depositato nella sede del quartiere che ospita la loro compagnia e mi hanno ringraziato "per essere stati visti". Questa per me costituisce una soddisfazione e un riconoscimento di inestimabile valore. Approfitto di questo spazio per ringraziare Gabriella.

Quando rivedi i tuoi vecchi scatti, cosa pensi?
Ogni scarraffone... sono affezionata a tanti scatti fatti con l'analogica ormai tanti anni fa. Succede spesso che io visioni i miei scatti per la prima volta quando "sono già vecchi"; è rarissimo, invece, che io guardi i miei scatti neonati. Scarico la scheda su pc e lascio decantare quello che contiene per giorni, a volte mesi, addirittura fino a uno o due anni. Non so bene perché, ma ho bisogno spesso di distanza, di allontanarmi dai click prima di prenderli in cura e magari sottoporli ad occhi ed anime altrui. Questo bisogno di "decantazione" penso sia une delle tante usanze che avrebbe necessità di un buon psicoanalista... ma credo sia legato, per qualche via segreta, o inconscia appunto, al concetto di "intensità" e di "urgenza". Deve passare del tempo prima che io possa tornare a vedere il risultato di quel momento, in cui mi trovo un po' sospesa nel tempo, in cui ho scattato, per mia urgenza interiore, una foto, quella foto e non un'altra. Comunque accade anche che io veda dei miei scatti e non mi capaciti della loro "bruttezza", il mio archivio avrebbe bisogno di una pulizia scientifica, ecco la verità!

Quali sono i tuoi progetti attuali e quali quelli per il futuro?
Ho accettato con gioia l'invito ad esporre prossimamente una personale di "fotografie a pedali" presso il Palagio di parte guelfa a Firenze che si inaugurerà il 22 maggio 2010. Non ho altri progetti "pubblici" imminenti, forse una partecipazione autunnale al festival della bicicletta di Pescara, sempre con le mie foto ciclabili. Mi piacerebbe pubblicare in rete "Il dono dell'ombra" per quanto sia un progetto in itinere che non penso finirà mai. Ardua impresa... vorrei riuscire a mettere finalmente ordine nel disordinatissimo archivio fotografico, dando retta alla razionalità oltre che al cuore. Vorrei continuare a divertirmi con la fotografia e allo stesso tempo riuscire ad affrontare e a superare i miei limiti tecnici, quelli tecnologici e non solo quelli.

Dove sono pubblicate sul web le tue foto?
Principalmente le mie foto sono presenti su MicroMosso, piazza di incontro che AMO e in cui mi sono sentita subito accolta, crocevia di sguardi e parole. Alcuni miei scatti abitano nel blog di qualche amico, e nel blog di Micromosso, altri nei link degli workshop che ho frequentato, nelle pagine web dei concorsi nazionali ai quali ho partecipato. Alcune nella galleria immagini del sito Uif; ...anche pubblicare, mostrare, sul web le mie foto è stato un passaggio importante, e non immediato o scontato. C'è una parte di me un po' "riccio" che ha sempre vissuto con qualche diffidenza l'esposizione in Rete, diffidenza che ho superato col tempo, e con incontri significativi e positivi. La comunità di Micromosso, come dicevo, è sicuramente tra questi incontri.

Un pensiero a chi si avvicina ora al mondo della fotografia.
Chi si avvicina ora al mondo della fotografia potrebbe essere distratto, o sopraffatto, dagli aspetti tecnici-tecnologici che caratterizzano il mondo del digitale. E questo stesso mondo invoglia a scattare migliaia e migliaia di foto. Quindi consiglierei di fare molte foto ma... senza macchina, solo guardandosi intorno con uno sguardo "fotografico", con una intenzione e una sensibilità maggiori. Di fatto è quello che consiglio a me stessa quando mi accorgo di scattare "troppo". Prestare più attenzione a tutto quello che ci circonda, la felicità e il dolore delle persone, le scritte sui muri delle città, gli animali, le luci, i tempi della natura o qualsiasi altra "cosa" da cui ognuno può essere attratto. Penso che fotografare sia, in fondo, un modo di pensare. E quindi a chi si avvicina al mondo della fotografia posso solo consigliare di allenarsi a... pensare senza mai dimenticare la leggerezza e il gioco. Un'ultima cosa che vorrei dire a chi si avvicina al mondo della fotografia: per fare una bella foto, non è necessario andare dall'altro capo del mondo, spesso la foto che cerchiamo è nel nostro quotidiano. (Ciò non toglie nulla alla mia ammirazione per i fotografi viaggiatori che ringrazio perché mi portano per il mondo con i loro occhi).







Fotografie: © Giulia Berardi

Vuoi concludere con un ringraziamento?
Ringrazio con tutta me stessa Leonardo Parpagnoli, compagno della mia vita. Un grazie gigantesco per avermi regalato la prima reflex e per tutto il supporto (e la sopportazione) che mi dedica, io spero che sappia cosa tutto contiene il mio grazie per lui.
Un Grazie a mia sorella Alessandra che un giorno mi ha detto: "Le tue foto possono essere comunicate ad altri occhi", cosa che avevo sempre evitato di fare. Espormi per me non è stato semplice, all'inizio sentivo quasi di violare la mia intimità più profonda; ora è diverso, ho scoperto che è bello comunicare con le immagini e imparare dagli occhi altrui, dal confronto, dalle critiche. Ero rimasta indietro, non vivendo anche la dimensione comunicativa della fotografia.
Grazie agli amici e familiari che assecondano le mie urgenze fotografiche nei momenti più impensati.
Grazie a Pino Ninfa, mio maestro, anche per la sua fiducia, dono prezioso quanto il suo essere esigente.
Grazie ad Alvaro Peloni, che c'è sempre per parlare di fotografia e per scambiare immagini e amicizia vera.
Grazie a Matteo Pelliti poeta del Dono dell'ombra, compagno di scorribande foto-poetiche a pedali insieme ad Alessandro Ricci.
Grazie al fotografo Davide Nesti per la camera oscura a disposizione e la voglia di essere mio amico.
Grazie al fotografo Lorenzo Falchini che, per avermi voluto come assistente ad un super evento nonostante le mie pecche tecniche insegnandomi tanto e... alla fine... ricompensandomi!
Grazie ad Andrea Stoppioni, fondatore e anima del gruppo Camera chiara del Palagio di parte guelfa di Firenze e favoloso, eclettico gallerista.
Grazie a
Paola Camiciottoli, artista di rara intensità e intelligenza che mi ha indicato la via di MicroMosso.
Grazie a chiunque mi è maestro e a Gino Crisponi, grande fotografo nuorese e amico della cui morte non mi consolo ancora.
Grazie a Libero Api per avermi invitato a riempire questo spazio e che ritengo "responsabile" di alcuni miei autoritratti, il fatto è che alcune cose che avevo scritto in risposta alle sue domande, poi mi è venuta voglia di scriverle con la luce :) E' importante che lui sia consapevole dei "danni" che può provocare.
Un grande grazie a tutti gli amici "micromossi", non faccio nomi per evitare un lungo elenco, sono tutti molto importanti per me... oltre ai commenti e alle critiche sotto alle fotografie e dentro ai contatti che nascono grazie ad una passione comune e alla voglia di scambiare e condividere e trovare il coraggio di mettersi sempre in gioco e conoscersi.
Ringrazio profondamente la mia vista, i muscoli e le articolazioni che reggono me e la macchina fotografica.
E... dulcis in fundo... grazie a Remo e Fausta Berardi miei genitori che, da quando la fotografia mi ha travolto... mi guardano perplessi e io vedo il punto interrogativo sulle loro teste e così non corro mai il rischio di prendermi veramente sul serio :)
Ringrazio la fotografia che mi mette continuamente davanti ai miei limiti... Grazie!


Le interviste ai "Fotografi nel Web" sono una rubrica del blog: Dentro al Replay