Anna D'Elia: chi è?
Una donna che fotografa per passione, tutti i giorni. Non so più se sono una giurista prestata alla fotografia oppure il contrario...
Quando hai iniziato a fotografare?
Sono da sempre stata vicina a qualsiasi forma d’arte, ma ho scelto la fotografia ancor prima di avere a disposizione una fotocamera. Per tantissimo tempo ho scattato solo nella testa, avevo pudore di mostrare i miei scatti, da creatura schiva quale sono li tenevo rigorosamente per me. Prediligevo la scrittura... poi ho iniziato a ritrarre mia figlia ed allora, all’improvviso, mi è stato chiaro che scritti e scatti erano per me molto intercambiabili. I primi progetti che ho realizzato hanno riguardato la rivisitazione di episodi o luoghi della mia vita sui quali sentivo l’urgenza di fare luce. Fotografarli mi ha permesso di tornare alle origini, ritrovare me stessa, capire e non scordare mai chi sono.
Quale genere ti piace maggiormente fotografare?
Potrei dirti il paesaggio, ma mi sono dedicata molto alla fotografia in studio, il ritratto e lo still life. Perciò non parlerei tanto di un genere... quanto piuttosto di temi: il tempo, il viaggio, la memoria, la vita... ogni volta che senti qualcosa "di pancia", ecco, lì viene fuori qualcosa di buono. Per me la fotografia è "portare alla luce" idee, emozioni, riflessioni, perciò la mia prospettiva è sempre interiore e il linguaggio, per lo più evocativo, diventa sostanza e non semplice forma. Mi piace cercare il legame sottile che esiste fra il fotografo e il soggetto fotografato, interpretarlo e filtrarlo attraverso il mio vissuto. Mi piace guardare attraverso le cose, la mia è una costante ricerca sul senso dell’esistenza, una riflessione sull’identità fuggevole e mutevole di tutto. L’idea è sempre di tradurre in immagini, con una mia personale metrica, storie di uomini e donne e della loro vulnerabilità, paesaggi che esprimano sentimenti anche struggenti. Leggere attraverso la geografia dei volti i terremoti dell’anima o "scavare" in un luogo perché diventi icona di un’emozione... ecco, la fotografia risponde ad una esigenza di introspezione e anche quando la figura umana è totalmente assente, è l’intera umanità a riempire una montagna, una natura morta, uno scorcio appena intravisto dal finestrino di un treno in corsa.
Hai fatto qualche corso di fotografia?
Certo, credo moltissimo nella formazione e nella necessità di apprendere dai professionisti. Dedico anche molto tempo allo studio in autonomia, alla sperimentazione personale sui temi che sento consoni a me. Ho avuto il piacere e il privilegio di avere come maestri grandi autori, ai quali sono particolarmente legata: Vanessa Winship, Giorgia Fiorio, Stefano Schirato, Carmelo Bongiorno.
Quali sono i fotografi del passato e del presente che più apprezzi?
Tanti, ma ho un’autentica predilezione per Giacomelli. Tra i fotografi del presente, ho i miei preferiti a seconda del genere, ad es. Ackerman, Dagatà, Joice Tenneson, Cristopher Broadbent, Ellen Von Unwerth, Paolo Pellegrin, Kenro Izu e molti altri.
Che attrezzatura fotografica hai usato nel passato, e quale stai attualmente utilizzando?
Ho avuto una reflex Minolta analogica, ora utilizzo una semplice Canon Eos 500D.
Qual è lo scatto al quale sei particolarmente legata?
Quelli nei quali ho sperimentato qualcosa, quelli che ho sentito profondamente dentro, prima nella testa, poi nella realtà dello scatto. Il mio viaggio fotografico attraversa perlopiù realtà fatte di memorie e poesia, uno spazio mentale di nostalgie di cose perdute, in cui i luoghi fisici diventano metafora dell’essere umano e degli universali interrogativi sull’esistenza. E’ a queste emozioni che sono legata e alle foto che riescono a rappresentarle: paesaggi divenuti spazi del pensiero, luoghi della meditazione, specchi di realtà interiori e finestre sul mio stesso io. Ricerco luoghi in cui collocare paure e inquietudini, fragilità, certezze, inseguo figure umane che si aggirano come fantasmi solitari in una costruzione puramente mentale, storie di vita interpretate alla luce di concetti precisi: poesia, amore, libertà, vita, morte, solitudine. C’è tutta la sintesi di un dissidio tra speranze e disillusioni, la vita stessa. La mia fotografia non vuole essere documentazione, ma strumento di riflessione. Alla fine è il mio più profondo e intimo inno alla solitudine esistenziale, è il mio "paesaggio dell’anima".
Quali sono i tuoi progetti attuali e quali quelli per il futuro?
Studiare, approfondire, riprovare fino a quando non sono soddisfatta del risultato. Mostre, libri, docenze, progetti a lungo termine, curatele anche... moltissimi impegni, ma sempre e prima di tutto il puro divertimento di scattare, raccontare, esprimere, comunicare con parole, suoni e immagini.
Hai mai esposto le tue immagini in mostre fotografiche personali o collettive?
Si, ho partecipato a collettive e ho esposto progetti personali. Eccone alcuni:
http://occhirossifestival.org/2010/04/anna-delia/
http://occhirossifestival.org/2011/06/anna-delia-2/
http://www.fotocommunity.it/pc/account/myprofile/1704521/profile/1
Hai mai avuto riconoscimenti in concorsi fotografici o pubblicazioni delle tue foto su libri o riviste?
Non partecipo ai concorsi generalmente, ho poco tempo e mi piace essere libera di scegliere il tema delle mie foto. Mi piace pensare piuttosto alla soddisfazione provata nel riuscire a ritrarre qualcuno o qualcosa esattamente nel modo in cui avevo concepito l’immagine, soprattutto quando sono riuscita a percepire e decifrare le ferite che segnano un volto, il più straordinario dei paesaggi.
Quanto tempo dedichi alla fotografia?
Tutto il tempo. A volte noi andiamo verso qualcosa, altre volte è essa stessa a giungere a noi, come un destino al quale non possiamo o non vogliamo sfuggire, e non possiamo resistere alla tentazione di coglierla anche se sappiamo cosa ci scatenerà dentro. A me è capitato questo con la fotografia. Qualsiasi cosa mi riconduce ad essa, come un mezzo di trasporto di un viaggio ininterrotto negli inferi dell’anima, popolati di tracce di vite sfocate, nature morte da ricomporre. Sono sempre immersa nei classici, nella letteratura e nella vita reale; le mie letture, il cinema che guardo, le mostre che frequento, la musica che ascolto, la formazione... tutto costituisce nutrimento e strumento per ampliare la mia passione per la fotografia.
Quando rivedi i tuoi vecchi scatti cosa pensi?
Mi riconosco sempre in ogni foto che ho scattato, a volte mi sorprendo per quanto sono buone, a volte le trovo piene di errori. Indubbiamente ci sono sempre dentro, con tutti i miei punti di forza e le mie debolezze.
Dove sono pubblicate, sul web, le tue foto?
Ho una pagina personale su photographers, poi un po’ in giro sul web
http://www.photographers.it/free/annadelia/
Un pensiero a chi si avvicina ora al mondo della fotografia.
Non praticate sconti sui sogni, ma anche sulla necessità di studiare. Avvicinatevi con fiducia e umiltà a chi può insegnarvi. La fotografia porta in contatto col mondo, ma anche con se stessi, quindi non temete di guardarvi dentro e confrontarvi con tutto ciò che vi trovate; cercate sempre un vostro personale modo di fotografare... Pensate a lungo prima di scattare, non sprecate gli scatti. Quando non avete niente di importante da dire, tacete.
Una donna che fotografa per passione, tutti i giorni. Non so più se sono una giurista prestata alla fotografia oppure il contrario...
Quando hai iniziato a fotografare?
Sono da sempre stata vicina a qualsiasi forma d’arte, ma ho scelto la fotografia ancor prima di avere a disposizione una fotocamera. Per tantissimo tempo ho scattato solo nella testa, avevo pudore di mostrare i miei scatti, da creatura schiva quale sono li tenevo rigorosamente per me. Prediligevo la scrittura... poi ho iniziato a ritrarre mia figlia ed allora, all’improvviso, mi è stato chiaro che scritti e scatti erano per me molto intercambiabili. I primi progetti che ho realizzato hanno riguardato la rivisitazione di episodi o luoghi della mia vita sui quali sentivo l’urgenza di fare luce. Fotografarli mi ha permesso di tornare alle origini, ritrovare me stessa, capire e non scordare mai chi sono.
Quale genere ti piace maggiormente fotografare?
Potrei dirti il paesaggio, ma mi sono dedicata molto alla fotografia in studio, il ritratto e lo still life. Perciò non parlerei tanto di un genere... quanto piuttosto di temi: il tempo, il viaggio, la memoria, la vita... ogni volta che senti qualcosa "di pancia", ecco, lì viene fuori qualcosa di buono. Per me la fotografia è "portare alla luce" idee, emozioni, riflessioni, perciò la mia prospettiva è sempre interiore e il linguaggio, per lo più evocativo, diventa sostanza e non semplice forma. Mi piace cercare il legame sottile che esiste fra il fotografo e il soggetto fotografato, interpretarlo e filtrarlo attraverso il mio vissuto. Mi piace guardare attraverso le cose, la mia è una costante ricerca sul senso dell’esistenza, una riflessione sull’identità fuggevole e mutevole di tutto. L’idea è sempre di tradurre in immagini, con una mia personale metrica, storie di uomini e donne e della loro vulnerabilità, paesaggi che esprimano sentimenti anche struggenti. Leggere attraverso la geografia dei volti i terremoti dell’anima o "scavare" in un luogo perché diventi icona di un’emozione... ecco, la fotografia risponde ad una esigenza di introspezione e anche quando la figura umana è totalmente assente, è l’intera umanità a riempire una montagna, una natura morta, uno scorcio appena intravisto dal finestrino di un treno in corsa.
Hai fatto qualche corso di fotografia?
Certo, credo moltissimo nella formazione e nella necessità di apprendere dai professionisti. Dedico anche molto tempo allo studio in autonomia, alla sperimentazione personale sui temi che sento consoni a me. Ho avuto il piacere e il privilegio di avere come maestri grandi autori, ai quali sono particolarmente legata: Vanessa Winship, Giorgia Fiorio, Stefano Schirato, Carmelo Bongiorno.
Quali sono i fotografi del passato e del presente che più apprezzi?
Tanti, ma ho un’autentica predilezione per Giacomelli. Tra i fotografi del presente, ho i miei preferiti a seconda del genere, ad es. Ackerman, Dagatà, Joice Tenneson, Cristopher Broadbent, Ellen Von Unwerth, Paolo Pellegrin, Kenro Izu e molti altri.
Che attrezzatura fotografica hai usato nel passato, e quale stai attualmente utilizzando?
Ho avuto una reflex Minolta analogica, ora utilizzo una semplice Canon Eos 500D.
Qual è lo scatto al quale sei particolarmente legata?
Quelli nei quali ho sperimentato qualcosa, quelli che ho sentito profondamente dentro, prima nella testa, poi nella realtà dello scatto. Il mio viaggio fotografico attraversa perlopiù realtà fatte di memorie e poesia, uno spazio mentale di nostalgie di cose perdute, in cui i luoghi fisici diventano metafora dell’essere umano e degli universali interrogativi sull’esistenza. E’ a queste emozioni che sono legata e alle foto che riescono a rappresentarle: paesaggi divenuti spazi del pensiero, luoghi della meditazione, specchi di realtà interiori e finestre sul mio stesso io. Ricerco luoghi in cui collocare paure e inquietudini, fragilità, certezze, inseguo figure umane che si aggirano come fantasmi solitari in una costruzione puramente mentale, storie di vita interpretate alla luce di concetti precisi: poesia, amore, libertà, vita, morte, solitudine. C’è tutta la sintesi di un dissidio tra speranze e disillusioni, la vita stessa. La mia fotografia non vuole essere documentazione, ma strumento di riflessione. Alla fine è il mio più profondo e intimo inno alla solitudine esistenziale, è il mio "paesaggio dell’anima".
Quali sono i tuoi progetti attuali e quali quelli per il futuro?
Studiare, approfondire, riprovare fino a quando non sono soddisfatta del risultato. Mostre, libri, docenze, progetti a lungo termine, curatele anche... moltissimi impegni, ma sempre e prima di tutto il puro divertimento di scattare, raccontare, esprimere, comunicare con parole, suoni e immagini.
Hai mai esposto le tue immagini in mostre fotografiche personali o collettive?
Si, ho partecipato a collettive e ho esposto progetti personali. Eccone alcuni:
http://occhirossifestival.org/2010/04/anna-delia/
http://occhirossifestival.org/2011/06/anna-delia-2/
http://www.fotocommunity.it/pc/account/myprofile/1704521/profile/1
Hai mai avuto riconoscimenti in concorsi fotografici o pubblicazioni delle tue foto su libri o riviste?
Non partecipo ai concorsi generalmente, ho poco tempo e mi piace essere libera di scegliere il tema delle mie foto. Mi piace pensare piuttosto alla soddisfazione provata nel riuscire a ritrarre qualcuno o qualcosa esattamente nel modo in cui avevo concepito l’immagine, soprattutto quando sono riuscita a percepire e decifrare le ferite che segnano un volto, il più straordinario dei paesaggi.
Quanto tempo dedichi alla fotografia?
Tutto il tempo. A volte noi andiamo verso qualcosa, altre volte è essa stessa a giungere a noi, come un destino al quale non possiamo o non vogliamo sfuggire, e non possiamo resistere alla tentazione di coglierla anche se sappiamo cosa ci scatenerà dentro. A me è capitato questo con la fotografia. Qualsiasi cosa mi riconduce ad essa, come un mezzo di trasporto di un viaggio ininterrotto negli inferi dell’anima, popolati di tracce di vite sfocate, nature morte da ricomporre. Sono sempre immersa nei classici, nella letteratura e nella vita reale; le mie letture, il cinema che guardo, le mostre che frequento, la musica che ascolto, la formazione... tutto costituisce nutrimento e strumento per ampliare la mia passione per la fotografia.
Quando rivedi i tuoi vecchi scatti cosa pensi?
Mi riconosco sempre in ogni foto che ho scattato, a volte mi sorprendo per quanto sono buone, a volte le trovo piene di errori. Indubbiamente ci sono sempre dentro, con tutti i miei punti di forza e le mie debolezze.
Dove sono pubblicate, sul web, le tue foto?
Ho una pagina personale su photographers, poi un po’ in giro sul web
http://www.photographers.it/free/annadelia/
Un pensiero a chi si avvicina ora al mondo della fotografia.
Non praticate sconti sui sogni, ma anche sulla necessità di studiare. Avvicinatevi con fiducia e umiltà a chi può insegnarvi. La fotografia porta in contatto col mondo, ma anche con se stessi, quindi non temete di guardarvi dentro e confrontarvi con tutto ciò che vi trovate; cercate sempre un vostro personale modo di fotografare... Pensate a lungo prima di scattare, non sprecate gli scatti. Quando non avete niente di importante da dire, tacete.
Vuoi concludere con un saluto o un ringraziamento?
Ringrazio la mia famiglia per avermi insegnato ad amare l’arte e la bellezza in tutte le sue declinazioni e in particolare mia figlia, che è la migliore e più attenta critica che conosca. Grazie a voi per avermi dato questo spazio.
Ringrazio la mia famiglia per avermi insegnato ad amare l’arte e la bellezza in tutte le sue declinazioni e in particolare mia figlia, che è la migliore e più attenta critica che conosca. Grazie a voi per avermi dato questo spazio.
Le interviste ai "Fotografi nel Web" sono una rubrica del blog: Dentro al Replay
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