Pubblicato su Dentro al Replay il 05/05/2009
Francesca Sciarra: chi è?
Preferisco dire che faccio la fotografa... non credo che siamo quello che facciamo.
Quando hai iniziato a fotografare?
Da ragazzina, con una Polaroid.
Quale genere ti piace maggiormente fotografare?
In una lettera che George Rodger scrisse al figlio, il celebre fotografo della Magnum disse che per fotografare bene occorreva provare una certa affinità con ciò che si stava fotografando: essere "una parte di esso" e però "restare sufficientemente distaccato" per poterlo vedere obiettivamente. Ho impiegato molti anni a capire cosa volevo realmente fotografare, con che cosa e con chi provavo affinità: mi piace la vita quotidiana, la gente, mi piacciono i luoghi e le situazioni, e tutto ciò mescolato per bene.
Hai fatto qualche corso di fotografia?
Ho fatto solo molta pratica, prima di tutto con mio padre fotografo e direttore di fotografia, poi con i colleghi.
Quali sono i fotografi del passato e del presente che più apprezzi?
Difficile domanda, perché ogni giorno conosco sempre nuovi fotografi. Henry Cartier-Bresson resta per me un punto di riferimento, così come Sebastião Salgado e Andrea Pistolesi che amano l’idea del "viaggio" fotografico... ma tra i giovani ce ne sono così tanti che è impossibile nominarli tutti!
Che attrezzatura fotografica hai usato nel passato, e quale stai attualmente utilizzando?
Canon, prima analogica e ora digitale: oggi fotografo con la splendida 5D.
Qual è lo scatto al quale sei particolarmente legata?
Più che una foto in particolare ricordo le emozioni vissute in alcune situazioni. Mi vengono in mente tre luoghi: il canale di Otranto, la Kalsa a Palermo e l’Alfama a Lisbona.
Quali sono i tuoi progetti attuali e quali quelli per il futuro?
Vorrei sempre avere l’opportunità di vedere e conoscere il mondo nella sua dimensione reale, l’unica che vale la pena di fotografare.
Hai mai esposto le tue immagini in mostre fotografiche personali o collettive?
Sì, ma non credo che sia la mia vocazione, esporre. Preferisco vedere le mie foto pubblicate su una buona rivista.
Hai mai avuto riconoscimenti in concorsi fotografici o pubblicazioni delle tue foto su libri o riviste?
Più che di riconoscimenti ufficiali parlerei di soddisfazioni personali, che sono sempre molto soggettive: a volte una pubblicazione insignificante per il lettore ha un valore enorme per il fotografo che ha scattato.
Quanto tempo dedichi alla fotografia?
E’ un’attività mentale prima ancora che materiale... dunque molto tempo.
Raccontaci un episodio curioso o simpatico legati alla tua esperienza.
Ricordo sempre con simpatia tutte le persone che mi hanno offerto un caffè in situazioni umane e fotografiche disagevoli: campi rom, campi profughi, manifestazioni di disoccupati, demolizioni di palazzi, occupazioni abusive di alloggi e, viceversa, blitz della polizia per sloggiare abusivi. A Napoli, ed in genere nel sud, un caffè è sempre un pensiero affettuoso.
Quando rivedi i tuoi vecchi scatti cosa pensi?
Che fotografo come vivo: con passione.
Dove sono pubblicate, sul web, le tue foto?
www.fotos.it e poi un po’ in giro...
Un pensiero a chi si avvicina ora al mondo della fotografia.
La prima cosa è capire sé stessi, capire come si vede il mondo e cosa si vuole scoprire: fotografare è contatto, comunicazione, avventura e persino gioco. Comunque esperienza di vita.
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