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Informo che la pubblicazione di nuove interviste è al momento sospesa a causa del poco tempo a disposizione per seguire il blog come meriterebbe, mi dispiace...
Invito comunque gli utenti a navigare sulle pagine alla ricerca di interessanti interviste, ad esempio questa (postuma) a Mario Giacomelli.

Mi scuso per l'inconveniente con gli affezionati lettori e (spero) a presto!
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giovedì 20 gennaio 2011

Fotografi nel web #143: Ivana Triossi



Ivana Triossi: chi è?
Innanzi tutto mi vergogno un po’ a parlare di me come fotografa, non lo sono, posso solo dire che mi piace pastrocchiare con i mezzi che ho a disposizione un po’ come fanno tutti i dilettanti.

Quando hai iniziato a fotografare?
Forse avevo già 10 anni. È stato mio padre a regalarmi la sua vecchia Pentax e a trasmettermi il gusto di ritrarre il mondo intorno a me. Fotografavo soprattutto i miei gatti con grande soddisfazione essendo animali totalmente fotogenici, comunque tutto quello che mi capitava a tiro di interessante, dal sasso alle lucertole... il tutto a discapito della composizione. Infatti per me fotografare era raccogliere un ricordo di quell’istante come avere in mano una macchina del tempo portatile. Prima del digitale i momenti giusti dovevano fare i conti con quanti scatti avevi in pellicola, ora che fare clic è molto più facile, per me scattare è come una droga, non posso fare a meno di osservare ogni cosa per inquadrarla. Per ora è l’unico modo che ho per esprimermi come più mi piace ed evadere per un attimo dalla realtà un po’ grigia di questi tempi.

Quale genere ti piace maggiormente fotografare?
Le foto di strada mi attirano maggiormente, vorrei abitare in una grande città solamente per poterla ritrarre nei suoi abitanti. Anche il reportage è un genere che adoro ma bisogna esserne capaci. Vorrei saper fare le macro perché adoro gli insetti, anche un prato può essere una città dagli strani abitanti, forse un giorno... e poi i miei due bambini attori inconsapevoli dei miei scatti.

Hai fatto qualche corso di fotografia?
Purtroppo no, una volta diedi un esame di storia della fotografia ma non c’era nulla di tecnico da studiare. Un giorno se ci sarà l’occasione lo farò di sicuro.

Quali sono i fotografi del passato e del presente che più apprezzi?
Cartier Bresson è sicuramente quello che amo di più, in ogni suo scatto c’è Tutto. Vista la mia infinita ignoranza in materia mi sto un po’ documentando e mi interessa molto Ghirri.

Che attrezzatura fotografica hai usato nel passato, e quale stai attualmente utilizzando?
La mia bellissima Pentax reflex analogica, la Yashica reflex analogica di mio padre, usate fino al 2002, poi compattine Casio digitali con cui mi sono divertita moltissimo e tutt’ora ho sempre con me. Volendo sembrare quasi seria mi sono comprata una Nikon D3000, la più povera ma la più adatta a me anche perché desideravo scattare con grandangolo e fisheye.

Quali sono gli scatti ai quali sei particolarmente legata?
Questa: c’erano 40° e tutto era immobile. Lavoravo al manicomio di Imola, il mio primo vero lavoro, un posto terribile dove ho avuto la fortuna di conoscere qualche persona speciale e ho imparato parecchio sulla follia.


E questa...




Quali sono i tuoi progetti attuali e quali quelli per il futuro?
Nessun progetto, tranne scattare.

Hai mai esposto le tue immagini in mostre fotografiche personali o collettive?
Mai ho avuto l’onore tranne la possibilità che mi ha dato lo staff del sito Micromosso di esporre una mia a Lucca all’interno della mostra collettiva "Scatti dal web".

Quanto tempo dedichi alla fotografia?
Ogni momento può essere buono.

Quando rivedi i tuoi vecchi scatti cosa pensi?
Penso che siano già vecchi, documenti di ciò che ho visto, le fotografie sono importanti per ritrovarsi.

Dove sono pubblicate, sul web, le tue foto?
Principalmente sul sito di Micromosso.com e qualche altro.

Un pensiero a chi si avvicina ora al mondo della fotografia.
È un modo speciale per potersi esprimere, tutti quelli che ci vogliono provare vanno incoraggiati per me.








Fotografie: © Ivana Triossi


Vuoi concludere con un saluto o un ringraziamento?
Devo ringraziare soprattutto i miei figli Matilde ed Alessandro che non hanno ancora rotto la mia fotocamera... e anche il loro papà per la grande pazienza! Ringrazio immensamente lo staff di Micromosso e tutti gli utenti che mi hanno incoraggiato a continuare, e naturalmente te Libero che mi hai dato il questionario in estate e te lo consegno in inverno, spero di essere ancora in tempo... :-)


Le interviste ai "Fotografi nel Web" sono una rubrica del blog: Dentro al Replay

martedì 11 gennaio 2011

Fotografi nel web #142: Fausto Germanò



Fausto Germanò: chi è?
Sono nato in Calabria, dove ho vissuto fino all'età di 20 anni. Emigrato per motivi di studio, oggi vivo e lavoro a Napoli. Di professione architetto e docente, m'interesso di fotografia fin da ragazzino, "colpa" di un amico sarto che lavorava di fronte casa dei miei. Lo vedevo spesso armeggiare con la sua Rolleiflex, preparare acidi, agitare un tamburo nero, chiudersi in una stanzetta al buio, per poi uscirne sorridente con delle immagini ancora bagnate e sfoggiate come trofei di caccia. Per me tutto questo aveva qualcosa di magico che mi stuzzicava la fantasia. Il primo, vero contatto con la fotografia avvenne però alla fine delle scuole medie, quando ebbi bisogno di una foto tessera per l'abbonamento dell’autobus. L'amico sarto mi disse che potevamo fare da noi e così fu: mi scattò una foto e me la fece sviluppare e stampare.
Questa a fianco è la scansione fatta direttamente dal tesserino di recente ritrovato a casa dei miei genitori. Credo che fu proprio in quel momento che la Fotografia mi si attaccò addosso, come si attacca il raffreddore o il morbillo e il bello è che non mi passa ancora. Fotografo in genere per hobby, nel poco tempo libero, usando quasi esclusivamente fotocamere analogiche. Nel corso degli anni ho prodotto un gran numero di diapositive e di negativi, molti mai stampati. La presenza di forum in rete e la possibilità di scansionare le immagini, evitando il processo di stampa chimica, mi hanno indotto a ripescare quei vecchi scatti e, in un certo senso, "scoprirli", poiché la gran parte di essi era del tutto scomparsa dalla mia memoria. Per me questa cosa è un vero e proprio viaggio nel tempo, nel quale mi piace mettere ordine, stabilire i periodi, annotare il tipo di materiale usato, le ottica, le fotocamera, ecc. Gli scatti che mi sembrano migliori li espongo nel web, per condividerli con gli altri, nella speranza che un po’ della mia emozione possa coinvolgere anche chi li osserva.

Quale genere ti piace maggiormente fotografare?
Ti dirò quale mi sarebbe piaciuto fare, perché ho consapevolezza di non esserci mai riuscito veramente. Mi sarebbe piaciuto poter "raccontare" per immagini ciò che ho visto della mia terra e della mia gente del Sud, del loro lavoro, duro e spesso appena sufficiente al sostentamento, della loro dignitosa povertà, della vita sociale, dei loro usi, costumi, tradizioni. Mi sarebbe piaciuto avere oggi per immagini molti dei ricordi di ragazzo, che ho qui, ben impressi nella memoria: le feste popolari, i volti degli anziani che raccontano del loro passato, i drammi delle alluvioni e dei terremoti e poi le lotte degli operai, degli studenti, di una società antica in cerca di una sua identità in un mondo in profonda trasformazione. Certo ci ho anche provato, ma è poca cosa. Adesso penso che a spendere le proprie energie per tutto questo ne sarebbe di sicuro valsa la pena. A parte ciò, mi piace la fotografia di paesaggi, la fotografia di strada, quella di architettura, il ritratto, ecc. I generi che non ho mai praticato sono invece la fotografia naturalistica e la macro. La prima perché sono un dormiglione e le levatacce non fanno per me; la seconda perché ci vuole molta pazienza e io ne ho pochina.

Hai fatto qualche corso di fotografia?
No, mai. In compenso ho cercato di crearmi una "cultura" studiando, guardando e analizzando i lavori dei fotografi veri, i maestri. Ho letto anche parecchi testi, da quelli sulle ottiche fotografiche, a quelli sulle fotocamere, sullo sviluppo, la stampa, la ripresa, la macrofotografia. Da M.J. Langford ad Andreas Feininger, a Roland Barthes, per arrivare agli autori più recenti (che consiglio vivamente a tutti) quali: Susan Sontag con "Sulla fotografia", Carlo Riggi con "L’esuberanza dell’ombra", Angela Madesani con "Storia della fotografia", M. Smargiassi con "Un’autentica bugia. La fotografia, il vero, il falso". E poi tante, ma tante riviste specializzate, che per anni ho comprato con indefessa assiduità. Conservo tutt’ora innumerevoli annate di Fotografare, de Il fotografo, Clic fotografiamo, Fotopratica, Photo, ecc., ecc.

Quali sono i fotografi del passato e del presente che più apprezzi?
Certo ce ne sono proprio tanti! A parte i grandissimi Adams e Weston, vi sono (elencando un po’ alla rinfusa e di certo con tante lacune): Tina Modotti, Cartier-Bresson, Doisneau, Ervitt, Avedon, Giacomelli, Berengo-Gardin, Pinna, Scianna, Salgado (di cui di recente ho comprato il suo magnifico "Africa"), Jodice e poi c’è Vivian Maier, morta sconosciuta e povera, che ha lasciato un patrimonio di circa 40 mila scatti e che, a ragione, è considerata oggi tra i maggiori testimoni della trasformazione del popolo americano nell’ultimo dopoguerra.

Che attrezzatura fotografica hai usato nel passato, e quale stai attualmente utilizzando?
Ho cominciato con una Comet III, che purtroppo non ho più. Poi ho usato una Lubitel 2, una Cannonet 28, una Yashica electro 35, una Contax FB, una Fed 3, una Zorki I, una Yashica FR e una FRI e ancora una Lomo LC-A, una Nikon F65, una Samsung Digimax A50, una HP Photosmart M407, una Nikon coolpix 990, che adesso riposano tutte tranquillamente in una vetrinetta, assieme a una Leica I, una Leica IIIF, una Brownie Flash Six 20 e una Voigtlander a soffietto e, non poteva mancare, la "macchina della nonna". Attualmente uso Una Canon 400D (di rado), una Nikon F3 Nikon, una Hasselblad 500C/M, una Hasselblad 503CX con pentaprisma esposimetrico e una Mamiya 645 pro. Per la digitalizzazione uso uno Scanner Epson Perfection V750 Pro.

Quali sono gli scatti ai quali sei particolarmente legato?
Direi che più che ad uno scatto sono legato a tutti quelli fatti in un preciso periodo della mia "vita fotografica": quella degli anni ’70. Forse per l’età, forse per il gran tempo a disposizione che avevo e che occupavo abbondantemente con letture, scatti, prove e riprove, specie in camera oscura, o con lunghe discussioni con gli amici fotoamatori. Comunque se devo dare un elenco, direi: "Compagna di viaggio"...


...fatta sul treno alla mia ragazza, oggi mia moglie, dove il titolo, più che al treno, allude alla vita e poi la serie dello "Scugnizzo", di cui allego una immagine (foto 4) e "Il saluto", (foto 5) tutte del periodo universitario e mi fermo qui, perché altrimenti chissà quante ne aggiungo ancora.



Quali sono i tuoi progetti attuali e quali quelli per il futuro?
Come fotoamatore non ho progetti, continuerò come prima a scattare quando posso, senza mirare a obiettivi particolari. Anche se, in effetti, a pensarci bene un progetto comunque ce l’avrei e cioè quello di pubblicare un libro con le foto che penso più riuscite. Ma intendiamoci, mi riferisco a quei libri stampati da una di quelle società online, a cui mandi i file e ti rimandano indietro il volume. Vorrei realizzarlo per fare gli auguri di Natale in modo diverso ad alcuni amici. L’avevo già programmato l’anno scorso e non ci sono riuscito... chissà se ce la farò quest’anno?

Hai mai esposto le tue immagini in mostre fotografiche personali o collettive?
L’unica mostra cui ho partecipato è quella di MicroMosso a Lucca nel 2009. Questa del 2010 è stata la seconda. Per dire la verità non ho mai pensato seriamente di "scendere in campo", è probabile che in fondo in fondo non mi sia mai sentito all’altezza. Sta di fatto che fino all’avvento dei forum su internet, ho sempre fotografato per il piacere di farlo e per condividere le immagini con amici e parenti. In futuro chissà... Anche questa chiacchierata con te non l’avevo messa in conto, eppure hai voluto intervistarmi. Se ci penso, quasi quasi mi monto la testa...

Hai mai avuto riconoscimenti in concorsi fotografici o pubblicazioni delle tue foto su libri o riviste?
Alcune mie foto sono state utilizzate da miei zii per illustrare libri di storia dell’arte e di tradizioni popolari. Riconoscimenti mai, anzi no, ho avuto parole affettuose e di stima dagli amici micromossini, ti pare poco? Per me è tanto.

Quanto tempo dedichi alla fotografia?
Molto poco e, come dicono tutti (ma lo penso veramente), meno di quanto vorrei dedicarle. Il lavoro non me ne lascia molto, mentre la fotografia ne richiede tanto per essere praticata nel modo giusto. Se poi si ha, come faccio io, l’ostinazione di continuare a fare fotografia analogica, allora tutto si complica ulteriormente. Occorre, infatti, documentarsi sui nuovi prodotti, sperimentare le migliori accoppiate pellicola/sviluppo, scandagliare i tempi più appropriati e poi le diluizioni, le temperature, le sensibilità, ecc. ecc. Faccio quel che posso... e poi ho sempre l’archivio a cui attingere, no? Se non ho tempo di fotografare, tiro fuori qualche striscia di negativo, la do in pasto allo scanner e vedo che ne vien fuori.

Raccontaci un episodio curioso o simpatico legato alla tua esperienza.
Mah, più che un episodio curioso è un ricordo bello e tenero, legato alla foto che ho chiamato "Miseria e nobiltà".


Studente ancora liceale, armato della Lubitel 2, da poco regalatami da mia sorella, son partito da Reggio Calabria, dove risiedevo, accompagnato dal mio amico Pasquale, che disponeva di Vespino, alla volta di Pentidattilo, suggestivo paesino semi abbandonato, abbarbicato sulle propaggini delle colline che guardano lo Jonio. L'ambiente si prestava molto e ho fotografato a destra e a manca, finché in periferia non ho incontrato un’anziana signora, che alle mie richieste di poterla fotografarla, si schermiva non poco e ce n’è voluto di tempo per farle cambiare idea. Finalmente acconsentiva e mettendosi in posa mi gridava di aspettare a scattare perché doveva assicurarsi che tutto fosse decorosamente in ordine. Quando stabilì che tutto andava bene disse "presto, che ho tante cose da fare", come a dire "sbrighiamoci in fretta con queste inutili perdite di tempo". Se guardi però la foto, noterai che di certo era contenta di farsi fotografare. Probabilmente nella sua vita era la prima volta che le accadeva.

Quando rivedi i tuoi vecchi scatti cosa pensi?
Io rivedo molto spesso i miei scatti, per i motivi che ho detto prima. Penso comunque che sia un esercizio utile a tutti, per analizzare in senso critico la propria produzione, verificare i progressi, correggere gli errori. Devo confessare, però, che personalmente ho la tendenza ad essere piuttosto indulgente verso i miei vecchi scatti, nel senso che mi ritrovo, quasi inconsapevolmente, a spostare il centro d’interesse da un aspetto prettamente estetico/tecnico a quello storico/documentale/emozionale. Sono comunque consapevole che questa è una visione del tutto soggettiva e quindi, in molti casi, preferisco che i miei scatti continuino a restare nel cassetto.

Dove sono pubblicate, sul web, le tue foto?
E’ possibile trovare le mie foto su Streephers, MicroMosso e Photopoints.

Un pensiero a chi si avvicina ora al mondo della fotografia.
Vorrei tenessero sempre in mente che "è un'illusione che le foto si facciano con la fotocamera... si fanno con gli occhi, con la testa, col cuore". Non lo dico io, l’ha detto un grande fotografo, l’ha detto Henri Cartier Bresson.








Fotografie: © Fausto Germanò

Vuoi concludere con un saluto o un ringraziamento?
Volentieri. Ringrazio innanzitutto mia moglie, modella paziente, compagna tollerante per il tempo dedicato alla fotografia e sottratto a lei ed economa generosa, pronta sempre a chiudere un occhio nel vedermi spendere soldi per una attività assolutamente improduttiva. Ringrazio mio figlio per non avermi mai rinfacciato di avergli "infettato" la passione per la fotografia e mia figlia per aver deciso di intraprendere gli studi di Architettura, cosa che mi rende molto felice e che mi fa ben sperare che ciò l’avvicinerà alla fotografia per piacere o per necessità. Ringrazio te, Libero, per questa piacevolissima chiacchierata e tutti quelli che avranno la pazienza di leggerci. Cordiali saluti a tutti.
Fausto

Le interviste ai "Fotografi nel Web" sono una rubrica del blog: Dentro al Replay